18.7 Le scienze naturali
Tramontò, con la cultura umanistica e con le grandi realizzazioni dell'arte e della scienza rinascimentale, l'idea, tipicamente medievale, della natura come regno del peccato, della materia corrotta e opposta alla purezza della realtà spirituale. Poche culture, nella storia dell'umanità, hanno avuto così vivo il culto della bellezza, dell'armonia, dell'ordine naturale: la natura fu intesa come una splendida immagine di Dio, che l'artista ricrea a sua volta. Essa diventò oggetto di contemplazione e di studio da parte dell'artista, e la scoperta delle leggi della prospettiva è solo la più evidente delle nuove acquisizioni in campo figurativo. Ma l'interesse per la natura è un dato di fondo di tutta l'attività intellettuale di questo periodo.
Se l'importanza del Rinascimento nel campo delle arti figurative e delle lettere è oggi universalmente riconosciuta (anche se, com'è ovvio, con sfumature e toni diversi), più controversa è la valutazione del peso che esso ebbe nel campo delle scienze naturali. Certo, per tutto il '500 e per gran parte del secolo successivo, i progressi di una mentalità più razionale, attenta all'osservazione diretta e a tentativi sperimentali, convisse con motivi magici e mistici di origine antichissima: la storia del progresso scientifico tra il '400 e il '600 può quindi essere anche interpretata come la storia dell'affermazione dei metodi razionali d'indagine nei confronti di credenze dominate dalla magia. Queste ultime, tuttavia, non devono essere valutate in termini esclusivamente negativi: anch'esse, infatti, esprimevano la fiducia in un dominio dell'uomo sulla natura, e una volontà di scoprire e controllare i segreti e l'ordine nascosto del cosmo.
Non c'è dubbio, in ogni caso, che il Rinascimento espresse alcune grandi personalità il cui nome è legato a tappe fondamentali della storia della scienza moderna. La figura del medico fiammingo
Andrea Vesalio (1514-1564) è legata alla nascita dell'
anatomia moderna. La sua opera segna infatti un momento capitale nella storia della medicina: il corpo umano è descritto nelle sue singole parti attraverso un'analisi minuziosa, che nasce dall'esperienza concreta. Alle interminabili e astratte discussioni sulla forma e la funzione di questo o quel muscolo, di questo o quell'organo, si sostituisce una sistematica indagine nutrita dall'osservazione diretta, che consentì a Vesalio di correggere su circa duecento punti le opinioni del grande medico antico Galeno. In una famosa pagina di Vesalio si coglie molto bene un aspetto che sta alla base della scienza moderna: l'unione tra riflessione e osservazione, tra teoria e pratica, che porterà in seguito alla maturazione del metodo sperimentale. Vesalio critica il modo in cui, ai suoi tempi, si svolgevano le lezioni di anatomia:
Coloro che praticano l'autopsia sono così ignoranti che non sono affatto in grado di mostrare e spiegare agli scolari le parti che stanno preparando e, poiché il professore non mette mai mano al cadavere e l'esecutore non sa i nomi latini e non è quindi in grado di seguire l'ordine del discorso, ognuno dei due procede per proprio conto. Così l'insegnamento è pessimo, si perdono giornate in questioni assurde e nella confusione lo studente può imparare meno di quanto un macellaio potrebbe insegnare al professore.
I progressi realizzati attraverso la pratica dell'anatomia scientifica spinsero la Chiesa a rivedere le proprie posizioni in materia. Se durante tutto il Medioevo la dissezione dei cadaveri era stata severamente proibita, un provvedimento di papa Clemente VII (1523-34) la rese finalmente lecita.
L'evento più importante del pensiero scientifico rinascimentale fu l'opera dell'astronomo polacco
Niccolò Copernico (1473-1543), con la quale ebbe nascita una nuova visione dell'universo. Riprendendo le teorie elaborate, già nell'antichità, da Aristarco di Samo (III secolo a.C.) e da Eraclide Pontico (IV secolo a.C.), Copernico propose un modello cosmologico fondato sul movimento della Terra intorno al Sole e quindi opposto alla teoria geocentrica di matrice tolemaica, che da circa duemila anni dominava, quasi incontrastata, la cultura occidentale. La teoria tolemaica era ritenuta inoltre l'unica valida dalla Chiesa, perché nella Bibbia si legge che la Terra è immobile e il sole gira intorno a essa.
Non mancavano, nella teoria copernicana, imprecisioni, insufficienze, contraddizioni; essa inoltre non riusciva a spiegare in modo convincente la causa dei moti degli astri e conservava al suo interno troppi elementi della vecchia cosmologia: l'universo era considerato finito e racchiuso nella sfera delle stelle fisse; i corpi celesti venivano mossi dalle sfere cristalline, e così via. La forza dirompente della teoria copernicana rappresentava tuttavia un fattore di notevole modernizzazione del pensiero scientifico: nel momento stesso in cui faceva del Sole, e non più della Terra, il centro dell'universo ribaltava infatti la posizione dell'uomo nell'ordine cosmico. L'uomo stesso, in sostanza, non si trovava più al centro dell'universo. La rivoluzione copernicana, quindi, fu anche una rivoluzione filosofica e mentale.
La proposta di Copernico suscitò sdegno e lotte accanite. Le si contrapponevano argomenti scientifici e religiosi, ma non mancavano argomenti improntati a quello che si riteneva il più evidente buonsenso; ancora cinquant'anni dopo la pubblicazione della teoria copernicana, Jean Bodin (che pure fu uno dei più grandi pensatori della sua epoca) poteva affermare: "Nessun uomo nel pieno possesso delle sue facoltà mentali, oppure dotato delle più elementari nozioni di fisica, potrà mai credere che la Terra, greve e tarda per il suo proprio peso e per la sua massa, si agiti su e giù attorno al suo centro e a quello del Sole; giacché alla minima scossa della Terra noi vedremmo crollare città e fortezze, paesi e montagne". Come sappiamo, la scienza del '600, con Galileo in prima fila, avrebbe reso invece giustizia alla teoria copernicana, fornendole quelle solide e inattaccabili basi scientifiche che le mancavano.
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