2.5 La guerra gotica
Giustiniano non perse tempo: protestò contro l'assassinio di una regina amica e inviò Belisario in Italia. La guerra gotica, iniziata nel 535, ebbe sulle prime un andamento favorevole: Palermo e Napoli furono espugnate, mentre l'intera Italia meridionale cadeva in mano bizantina. Teodato, imbelle e incapace, fu dichiarato decaduto, e al suo posto fu eletto un abile generale, Vitige (536-40). Il nuovo re riuscì a rallentare l'avanzata bizantina, ma non a fermarla: Roma cadde subito, Ravenna sei anni dopo; Vitige, preso prigioniero, fu portato a Costantinopoli (540).
Il nuovo sovrano dei goti,
Totila (541-52), organizzò la resistenza con grande accortezza: per trovare consenso tra la popolazione italica liberò gli schiavi e donò terre ai contadini, cercando di contrapporli all'aristocrazia latina, filobizantina. Intanto riorganizzò l'esercito e impegnò i nemici in una lotta durissima.
In questo stesso periodo si verificò a Bisanzio un'altra grave crisi religiosa. Per sedare l'irrequietezza dei monofisiti e ridare compattezza al suo Impero in un momento di grande impegno militare, Giustiniano emanò, nel 543, il cosiddetto editto dei Tre capitoli, con cui si condannavano tre trattati antimonofisiti approvati dal concilio di Calcedonia. L'editto non raggiunse lo scopo perché i monofisiti reclamarono una pubblica sconfessione delle conclusioni stesse del concilio di Calcedonia, che aveva condannato le loro dottrine, sconfessione che Giustiniano non concesse. Per altro verso, l'editto dei Tre capitoli provocò una grave frattura con la Chiesa romana. Tenacemente antimonofisita, quest'ultima rifiutò infatti di approvarlo. Giustiniano prelevò allora papa Vigilio (537-55) e lo deportò a Costantinopoli per estorcergli il consenso. Il papa fu sottoposto per sette anni a pressioni e minacce: dopo rifiuti e pentimenti il pontefice, vecchio e malato, alla fine cedette, provocando aspre reazioni nella Cristianità occidentale.
La campagna d'Italia si concluse soltanto nel 552, quando l'abilissimo Narsete, chiamato a sostituire Belisario, sconfisse e uccise Totila nella battaglia di Gualdo Tadino. Le ultime resistenze dei goti si spensero tre anni dopo. Al termine della guerra i goti erano stati spazzati via, ma l'Italia era di nuovo un paese devastato e impoverito. La durezza e l'esosità dei funzionari bizantini fecero il resto e spensero ogni entusiasmo per l'avvenuta liberazione. L'aristocrazia latina riottenne le terre e i privilegi di cui i goti l'avevano privata (p. 42).
Nel 554 le forze bizantine sbarcarono in Spagna e strapparono ai visigoti la parte sudorientale della penisola iberica: il Mediterraneo sembrava davvero avviato a ridiventare un lago romano.
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