6. L'Impero carolingio e le origini del feudalesimo
6.1 La lotta per le immagini e le sue conseguenze in Italia
Nell'VIII secolo l'Italia era ancora divisa tra longobardi e bizantini. Per circa 150 anni, dopo la vittoria sui goti, i re longobardi si erano preoccupati soprattutto di contenere la volontà di riscossa dei bizantini e di consolidare la propria autorità: cosa non facile perché i duchi, fedeli alle antiche tradizioni del loro popolo, non si piegavano volentieri all'autorità regia. Malgrado le forti tendenze centrifughe - il caso più clamoroso era quello dei duchi di Spoleto e di Benevento, che governavano entità territoriali autonome - i re erano riusciti tuttavia a mantenere il proprio potere e a trasmetterlo di padre in figlio per via ereditaria.
Nel 712 - come sappiamo (
3.6) - era salito al trono di Pavia Liutprando il quale, con determinazione maggiore dei suoi predecessori, nutriva la speranza di poter riprendere in mano le armi per annettere i due Ducati autonomi e, più in generale, per allargare i confini del proprio Regno a spese dei bizantini, che sembravano destinati a perdere prima o poi i loro territori italiani. Qui la loro politica era infatti di tipo meramente difensivo perché il meglio delle truppe bizantine era concentrato da tempo in Oriente, per contrastare le continue incursioni degli slavi e dei persiani (
2.6) e, poi, l'avanzata araba. Nelle città e nelle campagne italiane sottoposte a Bisanzio, inoltre, i sudditi erano esasperati da un sistema fiscale insopportabile, e non vedevano l'ora di liberarsene. Il papa infine - e con lui le numerose Chiese locali - mostrava di essere sempre meno disposto a tollerare le ingerenze dell'imperatore d'Oriente nelle questioni di carattere strettamente religioso: se a Costantinopoli la Chiesa ufficiale accettava di essere sempre più subordinata alle decisioni imperiali anche in materia teologica, il vescovo di Roma, soprattutto dai tempi di Gregorio Magno in poi, mostrava al contrario una volontà sempre più ferma di mantenere con l'autorità statale, qualunque essa fosse, un rapporto di massima autonomia.
Tra le due potenze - la longobarda e la bizantina - cominciava dunque a inserirsene una terza - il papato - per il momento priva di armi, ma ben decisa a servirsi per i propri scopi di quelle altrui.
Il precario equilibrio italiano finì per rompersi nei primi decenni del secolo, in seguito ai contraccolpi di una gravissima crisi religiosa e sociale che aveva investito in quegli anni l'Impero bizantino. Da tempo infatti era andato crescendo, in Asia Minore, un vasto movimento di condanna del lusso e delle ricchezze ecclesiastiche, in nome di un ritorno allo spirito di povertà contenuto nel messaggio evangelico originario. Questo movimento - chiamato pauliciano forse perché si ispirava direttamente alla predicazione di San Paolo - non aveva tardato ad assumere anche un significato sociale ed era diventato il punto di coagulo della lotta che le masse contadine e urbane andavano conducendo contro l'aristocrazia laica ed ecclesiastica. Una delle principali rivendicazioni dei pauliciani era la distruzione delle immagini sacre, la cosiddetta
iconoclastia (dal greco eikòn, "icona, immagine" e klào, "rompo"). Essa partiva soprattutto dalle regioni orientali dell'Impero, dove era più forte l'influenza della religione ebraica e di quella islamica, che predicavano entrambe il divieto di qualsiasi rappresentazione del volto divino; trovava invece forti resistenze a Costantinopoli e in genere nelle regioni occidentali (tra cui l'Italia), più attaccate alla tradizione romana, che aveva ormai completamente assimilato l'abitudine di rappresentare nei mosaici e nelle pitture l'effige di Cristo e dei santi. Da una parte quindi i tradizionalisti, difensori delle immagini; dall'altra i pauliciani, che le condannavano perché in contrasto coi testi biblici e come causa di superstizione: il popolo, essi dicevano, non distingueva tra la venerazione della divinità e della santità e la venerazione dell'immagine, ritenuta spesso dotata di propri poteri magico-sacrali.
Nel 717 salì al trono di Bisanzio l'imperatore
Leone III Isaurico (717-741), che era originario dell'Asia Minore e lì aveva trascorso lunghi anni con i suoi soldati subendo profondamente il fascino delle idee pauliciane: in alcuni settori della popolazione, il culto delle immagini sacre aveva assunto forme tali di fanatismo, che ebrei e musulmani avevano buon gioco nell'accusare i cristiani di idolatria, nel seminare nei più sensibili incertezze e nel provocare defezioni pericolose. Intervenendo personalmente nella disputa, com'era nella tradizione degli imperatori d'Oriente, Leone III si schierò dalla parte dei pauliciani ordinando la distruzione delle icone in tutto l'Impero; a questa ingiunzione fece seguire un gesto traumatico: la distruzione della statua di Cristo che sovrastava la porta del palazzo imperiale. La decisione dell'imperatore nasceva dalla sincera preoccupazione di difendere la purezza del culto, ma dal punto di vista politico fu una grave imprudenza: la reazione dei cittadini di Costantinopoli fu immediata e l'ufficiale che aveva eseguito l'operazione fu linciato dalla folla. Si apriva così, nel 726, un periodo di durissime lotte tra gli iconoclasti, capeggiati dall'imperatore, e i tradizionalisti; intere province si ribellarono, sorsero usurpatori, furono lanciati anatemi, mentre Leone III tentava di riportare l'ordine ricorrendo a deportazioni in massa e a massacri.
Come suddito dell'imperatore d'Oriente e come vescovo cattolico sul quale l'imperatore pretendeva di esercitare la propria autorità in materia religiosa, il papa romano
Gregorio II (715-31) era tenuto a schierarsi dalla parte degli iconoclasti; ma le profonde radici che il culto delle immagini aveva in Italia, insieme con la tendenza sempre più forte della Chiesa di Roma a rendersi autonoma da Costantinopoli, facevano pendere nettamente la bilancia a favore del versante tradizionalista. D'altra parte ciò significava automaticamente arrivare a uno scontro frontale con le truppe bizantine e fornire ai longobardi l'occasione per intervenire nel conflitto ergendosi a salvatori del papato, spazzare via i bizantini ed espandersi nel Centro e nel Sud della penisola: e questo il papato intendeva fermamente evitarlo.
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