7.3 Lo spazio e la natura
In questo mondo pieno di insidie, gli uomini non erano soli. Oltre a quello dei santi e dei sacerdoti essi potevano contare su un aiuto prezioso e costante, che veniva garantito dagli angeli, instancabili viaggiatori tra il cielo e la terra. Gli angeli percorrevano su e giù la scala vista in sogno da Giacobbe che collegava il mondo terreno e quello celeste; con il loro aiuto gli uomini riuscivano faticosamente a salire questa scala, lottando contro i diavoli che li spingevano verso il basso. In questa salita faticosa segnata da continue cadute e ricadute, stava il senso della vita umana. Gli uomini del Medioevo, ha scritto lo storico francese J. Le Goff, vivono sotto questo "doppio spionaggio", degli angeli e dei demoni: "Non sono mai soli. Nessuno è indipendente. Tutti sono presi in una rete di dipendenze terrene e celesti... Questo pensiero paralizzante, che impedisce agli uomini di toccare le fondamenta della società terrena senza scuotere con lo stesso colpo la società celeste, che imprigiona i mortali nelle maglie della rete angelica, pone sulle spalle degli uomini, già gravate dal peso delle autorità terrene, il notevole carico della gerarchia angelica dei Serafini, dei Cherubini e dei Troni, delle Dominazioni, delle Virtù e delle Potenze, dei Principati, degli Arcangeli e degli Angeli. Gli uomini del Medioevo si dimenano fra le unghie dei demoni e il groviglio di milioni di ali che battono sulla Terra come nel Cielo, e fanno della vita un incubo di palpitazioni alate. Poiché la realtà non consiste in un mondo celeste tanto reale quanto quello terrestre: tutti e due ne formano uno solo, in un inestricabile complesso che cattura gli uomini nelle reti di un mondo soprannaturale vivente" (p. 143).
Questa compenetrazione di celeste e terreno caratterizza la stessa idea dell'
universo, immaginato come un sistema di sfere concentriche, il cui numero variava, secondo le opinioni, da tre a cinquantasei. L'ultima sfera, quella divina, era considerata parte integrante del sistema. In questa concezione gli elementi spaziali erano, quindi, legati in modo strettissimo a quelli morali-religiosi. Anche sulla Terra, considerata il centro (e dunque il luogo più basso) dell'intero sistema, i luoghi più alti erano tutt'uno con quelli spirituali: sulle carte geografiche del tempo, che presentavano di preferenza la Terra come un disco piatto (anche se non mancavano i sostenitori della sfericità del nostro pianeta) è raffigurato, per esempio, anche il paradiso terrestre, posto a settentrione, mentre Gerusalemme, la città santa, era collocata al centro, vero e proprio "ombelico della terra"; e come poteva essere diversamente, dal momento che questo affermava la Bibbia?
La nostra categoria di
spazio ha molto poco in comune con quella degli uomini medievali. Immaginare che questi ultimi vedessero il mondo naturale come lo vediamo noi, sarebbe altrettanto sbagliato che attribuire loro l'uso dell'automobile o del telefono.
In un sistema economico dominato dall'economia naturale (
6.12), l'uomo era profondamente integrato alla natura. Gli strumenti del contadino, semplici e rudimentali, non gli consentivano di trasformare la natura, ma soltanto di utilizzarla; essi non sostituivano l'uomo (come per esempio oggi un trattore o una trebbiatrice meccanica), ma integravano la sua forza muscolare. Mentre quindi l'uomo moderno è separato dalla natura, quello medievale lo era in una forma molto limitata. Si spiegano in questo modo raffigurazioni come quelle del corpo grottesco, enormemente diffuse nell'arte, nella letteratura e nel folklore: il corpo umano è immaginato come unito alla natura, attaccato alla terra, si immaginano uomini-pianta, alberi con testa umana, monti umanizzati, braccia a forma di ramo, piedi con radici, e così via.
Anche per questo la natura non veniva misurata sulla base di criteri fissi e astratti (come per esempio il nostro sistema metrico-decimale), ma in riferimento all'uomo e al suo corpo, e in rapporto a circostanze concrete; per misurare un campo si faceva riferimento alle parti del corpo come il braccio, il palmo, il pollice, oppure al tempo che occorreva per ararlo - misure come il journal o il morgen esprimevano appunto la quantità di terra arabile in una giornata - o anche alla quantità di semenza necessaria a seminarlo. Questi parametri variavano inoltre da regione a regione, da paese a paese.
Nel Medioevo, ha detto giustamente uno storico, "l'atteggiamento dell'uomo verso la natura non è l'atteggiamento del soggetto verso l'oggetto, quanto piuttosto la ricerca di sé nel mondo esterno". Ma se è vero che il corpo umano è misura della natura, è anche vero che la natura proietta nel corpo umano tutta una serie di corrispondenze: la testa corrisponde al cielo, il petto all'aria, il ventre al mare, i piedi alla terra, le ossa alle pietre, i tendini ai rami, i capelli all'erba, e così via.
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