17.5 La Repubblica di Venezia
Delle tre più importanti città italiane di questo periodo, Milano divenne una signoria, Firenze una signoria mascherata dietro parvenze repubblicane, Venezia, invece, conservò saldamente la costituzione repubblicana sotto la direzione di una ristretta oligarchia di mercanti e di armatori navali (
12.10).
Da secoli la Repubblica si era concentrata in una capillare espansione verso oriente che l'aveva portata a edificare un vasto impero, esteso lungo la costa dalmata e in decine di isole, porti, avamposti militari e commerciali in tutto l'arcipelago greco, fino al Mar Nero. Durante il '300 Venezia proseguì in questa politica di espansione marittima. La rivale di sempre era
Genova, una città la cui forza poteva apparire declinante rispetto alle più grandi realtà degli Stati regionali italiani, ma che conservava un'imponente rete di traffici e una flotta temibile (
10.5). Dopo aver sbaragliato la flotta di Pisa nella battaglia dello scoglio della Meloria (1284), la città ligure aveva portato il suo attacco contro Venezia e le aveva inflitto una cocente sconfitta nella battaglia delle isole Curzolari (1298). A questo episodio seguì una fase di conflittualità permanente, costellata di saccheggi, atti di pirateria, piccoli scontri locali, che sfociò inevitabilmente in un vero e proprio conflitto.
La prima guerra tra Genova e Venezia durò dal 1351 al 1355 e si concluse con un nulla di fatto. La seconda guerra, che prese il nome di guerra di Chioggia dal suo episodio saliente, durò dal 1378 al 1381. All'origine di questo secondo conflitto fu l'estensione del controllo veneziano su Cipro e su Tenedo, l'isola situata in una posizione chiave all'imbocco dello Stretto dei Dardanelli. La politica espansionistica di Venezia seminò preoccupazione un po' dovunque: il suo dominio sulla Dalmazia allarmò il re d'Ungheria, che voleva aprirsi uno sbocco sull'Adriatico; la sua espansione in terraferma preoccupò tanto il duca d'Austria che il patriarca di Aquileia e i da Carrara, signori di Padova; la sua egemonia nel basso Adriatico impensierì il re di Napoli. Genova fu molto abile nello spingere contro la città rivale tutte queste forze, che si coalizzarono in una lega anti-veneta. Approfittando delle difficoltà di Venezia, minacciata da tutti i lati, Genova riuscì addirittura a occupare l'isola di Chioggia, nel cuore della laguna veneta. Furono momenti drammatici per la Repubblica veneta, che tuttavia riuscì a resistere: nel 1380 Venezia riconquistò Chioggia e nel 1381 firmò la pace di Torino. Con questo accordo Venezia fu costretta a rinunciare alle sue pretese e a riconoscere i diritti dei suoi nemici, ma riuscì a evitare il prolungarsi di uno scontro che avrebbe anche potuto esserle fatale.
Nei primi anni del '400 Venezia fu nuovamente in grado di riprendere la sua espansione. Ma questa volta gli sforzi furono concentrati soprattutto verso la terraferma. A spingerla in questa direzione erano due circostanze: da un lato la nascita del potente Impero ottomano che chiuse alle navi italiane le vie dell'Oriente, dall'altra l'aggressività dei Visconti di Milano nella pianura padana. Venezia spostò quindi decisamente i suoi interessi verso l'entroterra, con la conquista di Padova e Verona (1405), Brescia (1425), Bergamo (1428) e l'acquisizione di ampie zone della pianura padana e delle colline venete, dove i ricchi veneziani investirono i proventi dei loro traffici in fiorenti aziende agricole. L'economia della città, fino ad allora caratterizzata fortemente in senso commerciale, ebbe in tal modo anche una larga base agraria.
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