5.4 La successione al profeta e le lacerazioni del mondo islamico
Durante la vita di Maometto l'Islam aveva dunque ricevuto un sistema religioso e dei princìpi di vita. Mancava però ancora uno Stato musulmano e mancava, soprattutto, una definizione della legittimità del potere. Lo si vide chiaramente subito dopo la morte del profeta, quando la comunità musulmana fu lacerata dai contrasti per la successione (Maometto non aveva lasciato nessuna indicazione al riguardo). Dopo molte controversie prevalse infine la decisione di nominare successore del profeta (khalifa,
califfo, letteralmente "sostituto") Abu Bakr (632-34), uno dei primi compagni di Maometto.
Abu Bakr riuscì a reprimere la secessione di alcune tribù beduine superficialmente islamizzate e desiderose di sottrarsi alla tutela musulmana. Egli lanciò anche una spedizione verso il nord, oltre i limiti dell'Arabia: nel 634 le truppe bizantine poste a difesa della Siria furono pesantemente sconfitte. Ebbe così inizio la grande espansione islamica. Sotto il califfato di Omar (634-44) gli arabi strapparono ai bizantini l'Egitto, la Siria, la Palestina, e ai persiani la Mesopotamia.
Sotto il successore di Omar, Othman (644-56) - di cui abbiamo già parlato a proposito della redazione del testo canonico del Corano (
5.3) - si aprì una grave crisi politica, nonostante i successi militari del califfo che conquistò la costa settentrionale dell'Africa fino a Tripoli (647) e sottomise definitivamente tutto l'Impero persiano (651). Tutto dipendeva dalla scelta di Abu Bakr come primo successore di Maometto: essa aveva infatti emarginato i parenti più stretti del profeta, quali lo zio Abbas e soprattutto il cugino Alì (656-60), che era stato addirittura il primo dei convertiti all'Islam dopo Khadigia. Fu proprio Alì ad animare l'opposizione contro Othman, che sfociò in una sanguinosa congiura: nel 656 alcuni soldati penetrarono nel palazzo del califfo a Medina e lo uccisero. Alì prese il potere, ma il suo prestigio risultò ben presto incrinato dal sospetto - che per molti era una certezza - di essere stato il mandante dell'assassinio.
L'Islam si spaccò in due fazioni: dalla parte di Alì si schierarono i fedeli di Medina, dall'altra i quraishiti della Mecca e tutti coloro che non avevano approvato l'assassinio di Othman. Ebbe così inizio la prima guerra tra musulmani.
Nel corso del conflitto, Alì accettò la proposta dei suoi nemici di risolvere la contesa mediante un arbitrato. La decisione non piacque a una parte dei suoi seguaci, che si ribellarono e formarono il gruppo dei kharigiti ("coloro che sono usciti"): sconfitti e massacrati dal califfo, costoro diedero vita a una setta intransigente e rigorista, lontana dalle principali correnti dell'Islam. L'arbitrato fu sfavorevole al califfo: esso stabilì infatti che Othman era stato ucciso ingiustamente, che Alì era il responsabile del delitto e che occorreva di conseguenza nominare un nuovo califfo. Alì non accettò il verdetto e si ritirò con i suoi seguaci in Iraq, dove fondò il "partito di Alì" (shi'a, da cui sciiti); egli venne ucciso l'anno dopo da un sicario kharigita. Il nuovo califfo Mo'awiya (660-80), che cercò di porre fine alla debolezza cronica del potere centrale istituendo l'ereditarietà del potere califfale, fu riconosciuto dalla maggioranza dei musulmani ortodossi o sunniti (detti così perché si riconoscevano nella sunna:
5.3). Con il nuovo califfo si insediava al vertice dell'Islam la dinastia degli Omayyadi.
Da questo momento in poi sunniti e sciiti rappresentarono due grandi correnti del mondo islamico, destinate a segnare la sua storia fino ai giorni nostri.
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