12.6 Gli ordini mendicanti
Innocenzo III combatté con grande vigore la sua battaglia per il prestigio e l'autorità della Chiesa, rivendicò la supremazia del pontefice sull'imperatore e su tutti i sovrani della terra, costrinse al silenzio gli eretici e i dissidenti. Ma la forza non fu l'unico strumento che egli impiegò per spegnere il dissenso: il pontefice cercò anche, molto acutamente, di incanalare quanto di valido c'era nelle aspirazioni e nelle ansie dei movimenti religiosi popolari trovando, per alcuni di essi, uno spazio nel seno stesso della Chiesa cattolica.
Questi movimenti divennero veri e propri ordini religiosi, riconosciuti dalle gerarchie ecclesiastiche. Il caso dei
francescani è emblematico: verso il 1210 essi erano ancora un piccolo nucleo di penitenti di Assisi che si raccoglievano intorno a
Francesco, il figlio di un ricco mercante della città che si era votato alla povertà assoluta. Pochi anni dopo, ottenuta l'approvazione papale, i francescani erano uno dei movimenti più attivi e diffusi nel mondo cristiano. L'animo popolare del movimento è evidente nel nome stesso di frati minori con cui si facevano chiamare i suoi aderenti. Minores indicava, infatti, nel linguaggio dell'epoca, il popolino delle città, emarginato socialmente e politicamente sottomesso; la scelta proponeva, quindi, una netta antitesi rispetto ai grandi movimenti monastici contemporanei: i monasteri non erano altro, infatti, che grandi signorie collettive che gestivano terre e patrimoni spesso immensi e, in quanto tali, nella prospettiva della gente comune, essi facevano parte dello stesso mondo dei signori. L'ordine francescano lanciava invece un segnale diverso, fondato sul rifiuto dei beni materiali e sulla povertà assoluta. Secondo la regola francescana i frati minori non potevano possedere nulla e, quando non erano in grado di sfamarsi con il lavoro delle proprie mani, dovevano far ricorso alla carità (da qui il nome di
ordini mendicanti con cui talvolta vengono designate questa e altre confraternite).
Negli stessi anni si diffuse l'ordine dei
domenicani, fondato nel 1216 in Linguadoca dallo spagnolo
Domenico di Guzmán. Domenico intuì un fatto fondamentale: l'ignoranza del clero cattolico in materia religiosa era una delle cause principali del successo degli eretici. Nei pubblici dibattiti in cui spesso i predicatori eretici sfidavano gli ecclesiastici, questi ultimi avevano quasi sempre la peggio perché non possedevano né l'ardore, né gli strumenti dialettici dei loro avversari. Anche per questo Domenico volle fare del suo ordine un ordine colto e teologicamente agguerrito, in grado di attaccare gli eretici sul loro stesso terreno. Questa caratteristica fece ben presto dei domenicani gli uomini di punta dell'Inquisizione e i protagonisti nei principali processi contro gli eretici; ma nella seconda metà del XIII secolo l'ufficio dell'Inquisizione fu affidato anche ai francescani.
Sia l'ordine di Francesco che quello di Domenico ebbero come luogo di elezione l'Italia: lo stesso Domenico, infatti, dopo le prime esperienze in Linguadoca, fu molto attivo nella nostra penisola e specialmente a Bologna. Il fatto si spiega anche con il forte sviluppo dell'urbanesimo in Italia: l'attività degli ordini mendicanti era strettamente legata alla predicazione e quindi allo spazio delle città, ai luoghi (le piazze, i mercati, le grandi chiese, ecc.) dove era possibile entrare in contatto con grandi masse di fedeli.
L'opera dei domenicani e dei francescani fu preziosa per la Chiesa, che riuscì ad affrontare e a superare la crisi: con l'esempio di una condotta moralmente irreprensibile, i membri di quegli ordini mostrarono ai fedeli che la Chiesa aveva ancora grandi risorse al suo interno, e che non era indispensabile uscire dal suo seno o mettersi addirittura contro di essa per vivere in modo autenticamente cristiano. "Si vede ancora queste rinnovazioni essere necessarie - osserverà più tardi Niccolò Machiavelli - per lo esempio della nostra religione; la quale se non fosse stata ritirata verso il suo principio da Santo Francesco e da Santo Domenico, sarebbe al tutto spenta". Ripresa del cattolicesimo e "ritorno al suo principio", cioè al nucleo più autentico della dottrina cristiana, sarebbero apparsi giustamente a Machiavelli due fenomeni strettamente collegati.
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