4.4 Sommario
La rivendicazione del primato del vescovo di Roma, fondata sul principio che egli era il successore di San Pietro, ricevette una sua organica formulazione da parte di Leone Magno, alla metà del V secolo. A lui si deve la raffigurazione della Chiesa come una struttura di tipo monarchico e l'affermazione (attraverso la distinzione tra ufficio e detentore) della validità degli atti del papa a prescindere dalla personalità di chi occupa il seggio pontificio. La supremazia papale si manifestava concretamente attraverso le decretali (che dovevano avere forza obbligatoria per tutti i fedeli) e il deferimento delle "cause maggiori" alla Sede apostolica. Le aspirazioni papali alla supremazia si scontravano con le resistenze dei vescovi (anzitutto orientali) e dell'imperatore; ma proprio la conquista dell'Occidente da parte degli invasori germanici, allentando i rapporti con l'Oriente, favorì la teoria del primato papale.
Con la conquista longobarda dell'Italia il papa si trovò in una posizione di frontiera, privo di protezione politica e militare: la necessità di acquisire un autonomo spazio politico trovò espressione soprattutto con il papato di Gregorio Magno (590-604). Questi mostrò una cura particolare nell'amministrazione degli immensi possedimenti della Chiesa e venne assumendo il ruolo di massima autorità a Roma e nel territorio circostante. Consapevole dell'impossibilità di far riconoscere il proprio primato all'imperatore d'Oriente, Gregorio Magno diede avvio, nell'Europa occidentale, ad una vasta opera di evangelizzazione. Nonostante i successi da lui ottenuti, la posizione del papato restava fragile, come si vide dalle dure pene che alcuni dei suoi immediati successori subirono per non essersi allineati alle direttive degli imperatori bizantini; questi episodi, tuttavia, non poterono modificare il progressivo distacco tra Roma e Costantinopoli.
Mentre il monachesimo delle origini, sorto nel III secolo in Egitto, aveva una impronta ascetica, quello che si diffuse poi in Europa ebbe caratteri alquanto diversi che ne fecero uno degli elementi portanti della società. Dall'Irlanda, cristianizzata alla fine del V secolo, gruppi di monaci vaganti, animati da un forte spirito missionario, sciamarono in tutta Europa dedicandosi alla conversione di pagani ed eretici. Ma il vero fondatore del monachesimo occidentale fu, all'inizio del VI secolo, San Benedetto, che fissò il principio della residenza stabile dei monaci (in modo che essi potessero diventare punto di riferimento per l'intera comunità) e fece dei monasteri centri di preghiera e insieme unità produttive autosufficienti: da ciò un'egemonia del monachesimo nel mondo cattolico che fu insieme economica, culturale e religiosa.
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