12.4 La lotta contro le eresie
Le gerarchie ecclesiastiche chiamavano questi movimenti con un termine infamante:
eresia. Si trattava di un'antica parola greca (àiresis, "scelta"), che indicava un movimento eccentrico rispetto al sistema dottrinario riconosciuto come valido dalla maggior parte dei cristiani. Eresia era un termine generico, che copriva realtà molto diverse tra loro, ma era sufficiente allo scopo. Alle autorità ecclesiastiche, infatti, non interessava tanto analizzare in modo preciso questo tipo di dissenso, quanto reprimerlo.
Quanto sappiamo delle eresie ci proviene in larga parte dai loro nemici, da coloro, cioè, che s'impegnarono nel combatterle e nell'estirparle. Ricostruire le dottrine, il pensiero, il comportamento degli eretici è quindi un'impresa difficile perché richiede quasi sempre il superamento di un filtro negativo, fatto di condanne, di riprovazioni, di fraintendimenti. I contenuti generali delle principali eresie sono, tuttavia, sufficientemente ricostruibili e offrono, insieme con alcuni motivi comuni, il quadro di una grande varietà di posizioni rispetto all'ortodossia cattolica.
Il pericolo maggiore per la Chiesa era rappresentato dal
catarismo (dal greco katharós, "puro"), un movimento bene organizzato e che dall'Europa orientale si era diffuso in Italia, in Francia, in Catalogna. I catari cercavano di realizzare pienamente, nel concreto della loro esistenza, il modello di vita indicato dal Nuovo Testamento (il Vecchio Testamento veniva invece rifiutato) e che essi riassumevano in un dualismo assoluto: tutta la realtà umana e divina si riduceva a due elementi fondamentali e inconciliabili, il "Bene", assimilato a Dio e allo Spirito, e il "Male", assimilato a Satana e alla Materia. Il diavolo, che secondo la dottrina cattolica era un angelo caduto, era visto invece dai catari come una potenza divina, esistente da sempre, proprio come Dio. Gesù Cristo non era considerato come una persona della Trinità, ma come un angelo, inviato da Dio per rivelare agli uomini la via della salvezza. Il fine ultimo dei catari era la liberazione dello spirito attraverso la liberazione dalla materia. Di conseguenza essi disprezzavano tutto quanto è carnale: il matrimonio, l'amore fisico, la procreazione, il consumo di alimenti quali la carne, il latte, le uova. Esempio supremo di ascesi e di perfezione era il suicidio, raggiunto tramite il digiuno (l'endura). Tipica del catarismo era anche la condanna della Chiesa e dei suoi rappresentanti, giudicati artefici del male e della corruzione.
Un altro movimento molto forte era rappresentato dai
valdesi (detti anche "poveri di Lione"), i seguaci di Pietro Valdo, un mercante lionese che nel 1176, dopo aver distribuito i propri beni ai poveri, si era dedicato a una vita evangelica, sull'esempio degli apostoli. Il suo messaggio, diffusosi rapidamente anche oltre le Alpi, diede origine in Italia al movimento dei poveri lombardi. I valdesi rifiutavano il rituale cattolico e affermavano che qualsiasi fedele pio, senza distinzione di sesso, poteva amministrare i sacramenti.
In Italia, dove la Chiesa era più radicata e forte, le tendenze ereticali trovavano un terreno molto fertile. Un frate calabrese,
Gioacchino da Fiore (1145-1202 circa) inquadrò queste inquietudini in un'ampia prospettiva storica e profetica. L'intera storia del mondo era stata segnata, fino a quel momento, da due epoche: l'età del Padre, corrispondente al periodo che va dalla creazione alla nascita del Cristo, e l'età del Figlio, dalla nascita del Cristo in poi; in questo tempo scandito dall'immagine della Trinità si apriva ora per gli uomini un'epoca grandiosa, 1'età dello Spirito, in cui il mondo della Chiesa e quello dei laici sarebbero stati dominati da una spiritualità intensa e luminosa, guidati dalla concordia e dalla pace. Lo spiritualismo di Gioacchino da Fiore fu condannato come eretico, ma questo non impedì la sua grande diffusione in tutta Italia, anche nell'ambito delle stesse gerarchie ecclesiastiche.
La Cristianità attraversava, dunque, momenti molto difficili: al suo interno dilagava la protesta contro le gerarchie ecclesiastiche e prendevano vigore i movimenti ereticali, all'esterno, la lotta contro gli "infedeli" in Terrasanta (
11.4) languiva stancamente, e da troppo tempo ormai i crociati non ottenevano successi significativi.
Com'era nel suo temperamento, il pontefice Innocenzo III affrontò questi problemi con grande energia, facendo ricorso a un nuovo uso dell'idea di crociata. "Infedeli" non dovevano essere ormai considerati soltanto i musulmani che occupavano la Palestina, ma tutti quegli eretici che agivano come "serpi" in seno alla Cristianità. Gli eretici erano, anzi, "peggiori degli stessi Saraceni", e come tali dovevano essere estirpati.
Il primo assalto fu rivolto contro gli
albigesi, seguaci del catarismo e chiamati così dal nome di Albi, una cittadina della Francia meridionale dove era situata la loro roccaforte. Quando, il 14 gennaio 1208, il conte di Tolosa, che proteggeva gli albigesi, fece uccidere il legato pontificio Pietro di Castelnau, il papa decise di passare all'azione e invitò tutti i baroni di Francia a prendere le armi. Una massa di nobili con il loro seguito di armati, di avventurieri, di ecclesiastici, guidata da Simon de Montfort, si riversò sulle campagne del basso Rodano e diede il via a un'accanita caccia all'uomo. Le stragi e i saccheggi furono enormi: "Così si compì il mirabile castigo divino", commentarono gli inviati del papa. Il catarismo fu estirpato e già alla fine del XIII secolo sopravviveva unicamente in alcune piccole e sperdute località alpine.
Il
IV Concilio lateranense riunitosi a Roma nel 1215 approvò solennemente la crociata lanciata da Innocenzo III contro gli eretici e s'impegnò nel formulare una lunga e articolata serie di canoni per individuare e colpire l'eresia. Il Concilio affermò, inoltre, che tutti i signori della Cristianità dovevano ritenersi impegnati a fondo nella difesa dell'unica e vera fede: chi si fosse rifiutato di sradicare l'eresia dalle proprie terre sarebbe stato scomunicato, i suoi vassalli liberati dal vincolo di fedeltà, i suoi feudi occupati dagli eserciti cattolici. Il Concilio decise, infine, di dare nuovo vigore ad alcune antiche norme relative all'Inquisizione: in tutte le parrocchie si sarebbe dovuto procedere alla formazione di commissioni miste di laici e di chierici per l'individuazione e la punizione sistematica degli eretici.
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