8.3 Il rafforzamento del sistema feudale
All'epoca di queste nuove, grandi invasioni, l'incapacità dell'imperatore e dei re di assicurare la protezione dei propri territori aveva provocato una spontanea iniziativa di autodifesa da parte dei grandi signori e delle popolazioni contadine che da essi dipendevano. Mentre i rapporti con il potere centrale erano diventati sempre più deboli e sporadici, i signori avevano organizzato la resistenza e innalzato ovunque quei castelli, quelle fortezze, quelle torri che sono ancora oggi quasi il simbolo del mondo medievale.
La costruzione delle fortezze rispondeva alle esigenze di sopravvivenza delle comunità insidiate dagli invasori. Essa assumeva però immediatamente anche un chiaro contenuto politico. Nel mondo medievale, infatti, il castello era molto più che una semplice costruzione difensiva. Era il simbolo di un potere che tendeva all'autonomia, e per questo i re e gli imperatori furono sempre riluttanti nel riconoscere il diritto di un loro vassallo a costruire fortezze. L'
incastellamento provocato dalle invasioni degli ungari, dei vichinghi, degli arabi si tradusse, pertanto, in un fattore di oggettiva tensione tra centro e periferia. I signori, inoltre, delegarono a loro volta la custodia di singole fortezze a uomini di fiducia, vassalli appartenenti a famiglie ricche della zona.
L'Impero si era dunque frammentato in vari regni, i regni in distretti affidati a duchi, conti, marchesi e questi distretti in una pluralità di castellanìe autonome. Queste deleghe dall'alto verso il basso divennero presto ereditarie e furono trasmesse di padre in figlio, come le terre, le case, i servi, accentuando in tal modo la debolezza del potere centrale, che non poteva più scegliere i beneficiari della delega.
Intorno all'anno Mille la violenza delle invasioni si era ormai quasi del tutto spenta. Gli aggressori erano stati respinti o si erano insediati nei territori occupati, le loro tribù si erano aperte ai missionari, avevano adottato istituzioni religiose e politiche cristiane, avevano formato compagini - come per esempio il Regno d'Ungheria, il Regno di Polonia, il Regno di Bulgaria - che diedero un nuovo assetto, destinato a durare nelle grandi linee fino ai nostri giorni, al quadro territoriale del continente (
8.4).
Le invasioni cessarono, ma i castelli rimasero e, anzi, si diffusero. Il desiderio di proteggere il proprio territorio dalle insidie di un signore vicino, il perfezionamento del sistema difensivo, la volontà di potenza, erano tutti fattori che favorivano la proliferazione dei castelli e dei poteri che vi erano connessi. Insieme con i castelli rimase in vita quello spirito guerriero che aveva animato la lotta contro gli invasori; i signori e i loro seguaci indirizzarono ora la loro violenza all'interno dello stesso mondo cristiano: rapine, saccheggi, oppressione si abbatterono soprattutto sul "popolo disarmato", cioè sulle popolazioni contadine.
I castelli presupponevano la presenza di forze militari stabili, che esercitavano un potere coercitivo (detto banno dal franco ban, con cui si indicava il proclama del signore) sulle popolazioni contadine e, più in generale, su tutti coloro che non portavano armi e che quindi non contribuivano alla difesa del territorio. Queste forze svolgevano anche funzioni di "polizia" ed erano strumento della giustizia signorile, che veniva amministrata da adunanze di seguaci del signore (dette placiti), presiedute dal signore stesso o da un suo rappresentante. Forti di questa supremazia militare, i signori riscuotevano anche dazi e pedaggi lungo i ponti, le strade, o nei mercati, obbligavano i contadini a utilizzare a pagamento il mulino, il forno, il frantoio di loro proprietà. Essi si spingevano addirittura fino a esigere abusivamente il versamento di vere e proprie tasse. Su questo potere militare esercitato su tutti coloro che abitavano in un determinato territorio o lo attraversavano, e sulle esazioni e i prelievi di vario genere che a queste popolazioni venivano imposte, si fondava il
modo di produzione signorile o
feudale (
6.9). I tributi e le prestazioni di lavoro che i "villani" erano costretti a fornire, servivano a mantenere i signori e il loro seguito di cavalieri (reclutati soprattutto tra i più ricchi proprietari terrieri, in grado di equipaggiarsi per la guerra e dotati di tempo libero per addestrarsi), a nutrirli, a vestirli, ad armarli, a garantire il lusso dei loro banchetti, delle loro feste, delle loro dimore.
La signoria medievale si collocava, dunque, all'incrocio di due tendenze opposte. Da una parte essa esprimeva la disgregazione e la frammentazione del potere centrale; dall'altra essa manifestava l'esigenza di una ricomposizione del potere su base locale.
L'incastellamento e la frammentazione del potere a esso collegata riguardarono anche l'organizzazione ecclesiastica: le fortezze costruite dai vescovi e dagli abati dei monasteri a difesa degli enormi patrimoni terrieri della Chiesa furono affidati a custodi che assunsero presto il ruolo di signorotti autonomi, anche se legati dal vincolo di vassallaggio col vescovo o con l'abate. La Chiesa, inserita pienamente nel sistema feudale, ne riproduceva in tutto e per tutto gli assetti e le linee di tendenza. È anche vero, però, che lo sviluppo del sistema feudale agevolò fortemente la diffusione del cristianesimo nelle campagne.
Anche se le forme del culto, i riti, le credenze religiose, i sacramenti stessi, erano tutt'altro che uniformi, e anche se elementi della religiosità pagana erano ancora molto diffusi nelle campagne, intorno all'XI-XII secolo il cristianesimo aveva ormai raggiunto la totalità delle popolazioni europee: quasi tutti gli abitanti del vecchio continente, a esclusione degli ebrei, avevano infatti ricevuto il battesimo. I rappresentanti della Chiesa erano presenti e visibili anche nelle più sperdute campagne. Strumento di questa penetrazione era una fitta rete di chiese rurali dotate di diritti parrocchiali (vi si potevano quindi amministrare i sacramenti) la cui diffusione, come si è detto, procedette di pari passo a quella del regime signorile. Molte di queste chiese furono costruite su iniziativa dei signori.
La fondazione di una chiesa sul territorio di un signore era, per quest'ultimo, motivo di notevole prestigio, tanto più grande se la chiesa diventava un santuario importante ed era dotata di reliquie che attiravano masse di pellegrini. I signori, inoltre, insediavano i sacerdoti e li controllavano, trasformandoli inevitabilmente in agenti della loro influenza sulle popolazioni contadine. Non mancavano però i motivi economici: i signori esercitavano infatti la loro supervisione anche sulla gestione delle proprietà delle chiese, incamerando parte delle rendite a esse destinate e delle eredità lasciate dai fedeli. Le chiese rurali erano considerate come un accessorio del patrimonio signorile e, in quanto tali, venivano registrate e divise nei testamenti.
Se queste erano le considerazioni che, dal punto di vista dei signori, rendevano conveniente l'impianto di una chiesa rurale, non bisogna però trascurare le spinte più propriamente spirituali che a queste considerazioni si accompagnavano. Molti signori, infatti, si sentivano responsabili della salute spirituale dei loro contadini, che spesso vivevano a giorni di cammino dal centro religioso più vicino, nell'impossibilità di sentire la messa o ricevere i sacramenti. Portare i sacerdoti in mezzo a loro significava pertanto prendersi cura della loro anima, metterli in rapporto diretto con i rappresentanti di Cristo.
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