7.7 Sommario
Anche la storia delle mentalità mostra con particolare evidenza le differenze profonde tra l'epoca medievale e la nostra. Tra le molte difficoltà che si incontrano in una tale storia, è da segnalare soprattutto il fatto che non possediamo testimonianze dirette della cultura dei ceti popolari (analfabeti). Tuttavia, le opere destinate all'edificazione morale e religiosa delle masse - opere che, dato il loro intento, accoglievano molti elementi della loro cultura - costituiscono una documentazione essenziale per l'analisi della mentalità popolare.
La vita spirituale dell'Europa cristiana era dominata dalla contrapposizione tra il Bene e il Male, tra Dio e Satana. Per l'uomo medievale il soprannaturale dominava ogni momento dell'esistenza e gli stessi confini tra sogno e realtà si facevano confusi (non a caso si dava grande importanza ai miracoli). Il Male, Satana, era visto costantemente in agguato: da ciò il ricorso agli esorcismi o il continuo appellarsi ai santi, il cui culto, non privo di caratteri pagani, ebbe un grande sviluppo (parallelamente all'attribuzione di una "specializzazione" ad ogni santo).
La concezione medievale dello spazio era permeata di elementi religiosi: l'universo era immaginato come un sistema di sfere concentriche, delle quali l'ultima era quella divina. L'uomo medievale era profondamente integrato nella natura, che dominava largamente le attività economiche; si trattava di una natura che egli, dati i suoi strumenti rudimentali, poteva usare ma non trasformare: da ciò derivava l'impossibilità di concepire, come oggi, una separazione tra uomo e natura come tra soggetto e oggetto.
Anche la concezione del tempo era permeata di elementi religiosi: il tempo terreno era concepito come un frammento dell'eternità, posto tra la Creazione e il Giudizio universale. Lo spessore del tempo passato era molto confuso e lo si appiattiva sul presente. Il tempo era misurato da attrezzature rudimentali (meridiane, clessidre) e il suo scorrere era distinto soprattutto sulla base delle attività agricole (il mese del raccolto o della vendemmia) e religiose.
La società medievale aveva un carattere autoritario e gerarchico. Secondo l'immagine che ne avevano le classi alte, essa era divisa in tre ordini rigidamente distinti, ciascuno con una precisa funzione: il clero, i nobili e i lavoratori contadini, cui spettava rispettivamente di pregare, combattere e lavorare.
Si riteneva che, nei rapporti tra gli uomini, il denaro dovesse essere escluso: le attività remunerate, perciò, erano bollate da un marchio d'infamia. Se gli usurai erano considerati gli individui più spregevoli, anche i mercanti godevano di discredito: nel pensiero medievale, dunque, l'economia era concepita come del tutto dipendente dalla morale.
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