18.5 Una spiegazione "pluralista" del Rinascimento
Nell'Italia di questo periodo - e soprattutto a Firenze - sì ebbe una straordinaria
concentrazione di ingegni quale forse mai si è verificata nella storia dell'umanità (anche se teniamo presenti, per esempio, l'Atene di Pericle o la Parigi di fine '800): Raffaello, Michelangelo, Masaccio, Tiziano, Leonardo, Tintoretto, Mantegna, Botticelli e decine di altri grandi maestri nel campo della pittura, Donatello e Michelangelo nella scultura, Brunelleschi, Palladio e Bramante nell'architettura, Pietro Aretino e Bandello nella prosa, Poliziano e Ariosto nella poesia, Bruni, Alberti, Machiavelli e Guicciardini nel pensiero storico e politico, Ficino e Pico della Mirandola nella filosofia, Paolo da Venezia nella fisica, Fracastoro nella medicina.
Questi sono, ovviamente, soltanto alcuni dei nomi - i più celebri - di un lunghissimo elenco di talenti eccezionali, molti dei quali non si limitarono a creare capolavori, ma rivoluzionarono spesso dalle fondamenta le loro discipline. Le innovazioni in campo artistico praticamente non si contano: è questa l'epoca in cui, nella pittura rinascono la prospettiva, il ritratto, il paesaggio, la natura morta, in scultura si afferma il busto-ritratto, la statua equestre, in campo musicale nasce il madrigale. È questa anche l'epoca in cui si hanno le prime rappresentazioni teatrali laiche in italiano e rinascono la tragedia, la commedia e la pastorale, e in cui si sviluppano le prime teorie moderne dell'arte, della letteratura, della poesia, della filologia, della politica.
Per spiegare il fenomeno si sono avanzate, nel corso dei secoli, varie spiegazioni: politiche, sociali, economiche, psicologiche e persino razziali. In questo tipo di discorsi, che tendono a interpretare globalmente fenomeni storici complessi, è necessario, in via preliminare, rinunciare - al contrario di quanto troppo spesso si è fatto - alla ricerca della causa unica, che per lo storico, ammesso che sia mai esistita, è impossibile da identificare scientificamente. A questa impossibile ricerca è opportuno sostituire l'individuazione di tutti quei fenomeni che, in un determinato contesto, hanno potuto, in vario modo, favorire un processo, innescare un mutamento; in altre parole, accendere la scintilla. Ma con un'avvertenza ulteriore: nelle vicende umane, e soprattutto nelle grandi accelerazioni della storia, c'è sempre una gamma di fattori contingenti e misteriosi dovuti al peso della personalità umana e alla concatenazione delle circostanze.
Se procediamo quindi ad analizzare i vari fattori che possono aver favorito la straordinaria fioritura rinascimentale nelle città italiane e soprattutto a Firenze, osserviamo subito alcune caratteristiche comuni ai centri di propulsione della nuova cultura. Anzitutto, l'Italia centro-settentrionale era la regione europea più urbanizzata, dove le città avevano la maggiore autonomia ed era attivo un ceto dirigente laico molto colto. Questo vuol dire che nelle città italiane e soprattutto in quelle, come Firenze, dove le libertà repubblicane rimasero più a lungo in vita, esistevano condizioni maggiormente favorevoli alla competizione, al confronto, all'ascesa di individui intraprendenti e capaci. In altre parole, come già sottolineò Leonardo Bruni, la libertà comunale fu propizia all'inventiva, alla creatività, al rinnovamento culturale. Certo, sappiamo bene che questa "libertà" deve essere intesa come libertà di un gruppo minoritario della popolazione (quello che effettivamente contava dal punto di vista politico perché partecipava alle assemblee e accedeva agli organi di governo), ma questo gruppo minoritario era sempre più vasto e aperto di quello che si riscontrava in altre situazioni politiche europee.
Un altro elemento importante fu l'alta concentrazione di attività artigianali e "industriali", che a Firenze raggiungevano la punta massima. Poiché gli artisti provenivano in grandissimo numero dallo strato degli artigiani (
18.8), è evidente che tanto più ampio era questo strato, tanto maggiori erano le possibilità che esso producesse artisti di talento. Inoltre, come vedremo, tra gli artigiani il talento artistico era molto meno ostacolato che negli altri gruppi sociali.
Un altro motivo per il quale la rinascita poté fiorire prima in Italia che altrove, fu il fatto che in nessun paese d'Europa lo studio del diritto romano aveva raggiunto un livello così alto come nelle facoltà giuridiche delle Università italiane. E fu proprio lo studio approfondito del diritto romano a rendere familiare, agli uomini di cultura italiani - già dalla piena età medievale - la frequentazione del mondo antico e della sua lingua.
Infine, le biblioteche italiane dislocate presso le cattedrali, i monasteri, le Università contenevano copie manoscritte delle opere degli autori antichi in misura molto superiore a quella delle biblioteche degli altri paesi europei, e questo facilitò enormemente la conoscenza della cultura classica.
Torna all'indice