16.10 La Confederazione svizzera
Una vicenda politica abbastanza particolare fu quella che accomunò le popolazioni delle vallate e delle montagne svizzere. La vittoriosa opposizione alle mire di Carlo il Temerario fu, per gli svizzeri, un momento decisivo nel processo di rafforzamento della loro Confederazione. Quest'ultima si era formata in seguito a un patto difensivo perpetuo, giurato nel 1291 dai cantoni rurali di Uri, Schwyz e Unterwalden, contro le pretese di dominio degli Asburgo che già avevano assunto il controllo di quasi tutta l'Austria. La spinta decisiva alla costituzione della lega era giunta dunque dalla volontà di resistere all'autorità signorile, ma affondava le radici nell'organizzazione peculiare delle comunità alpine, vincolate da comuni interessi economici nello sfruttamento collettivo dei pascoli e nel controllo dei passi alpini.
Dopo numerosi successi militari, la Confederazione, ampliatasi con l'associazione di altri cantoni e di città come Lucerna, Zurigo e Berna (Ginevra ne sarebbe rimasta fuori fino al secolo scorso), aveva ottenuto, nel corso del XIV secolo, il riconoscimento da parte del potere imperiale e dagli Asburgo.
Al periodo in cui la Confederazione aveva dovuto lottare per affermare la propria esistenza e la propria autonomia era seguita una fase di espansione a spese della Savoia, dell'Austria e del Ducato di Milano, al termine della quale la Confederazione - malgrado i ricorrenti contrasti tra i vari cantoni e tra i cantoni e le città - si era proposta come una potenza militare di tutto rispetto, in grado di tenere testa all'Impero, alla Francia, alla Borgogna. La vittoria degli svizzeri a Nancy su Carlo il Temerario fu solo un'ulteriore conferma della loro temibile forza bellica.
Dal punto di vista strettamente militare il successo della Confederazione confermava quell'ascesa della fanteria come arma dominante, che si era già manifestata nella tattica degli arcieri inglesi (
16.1). Anche i montanari elvetici, infatti, combattevano come fanti: armati di alabarde e di picche in grado di disarcionare i cavalieri e di squarciarne le armature, formavano falangi impenetrabili che muovevano all'attacco in formazione compatta e sincronizzata, chiudendosi a istrice quando occorreva difendersi. La loro fama di guerrieri terribili ed efficienti li rese molto richiesti dai principi e dai sovrani, che li assoldavano come mercenari: un'attività ben remunerata, cui i montanari svizzeri, provenienti da ambienti rurali economicamente depressi, si dedicavano con tale frequenza da farne una vera e propria risorsa locale.
Torna all'indice