11.6 Dopo la prima crociata
Secondo alcuni storici, le crociate avrebbero avuto un'importanza decisiva nella ripresa dei traffici mediterranei e quindi nella rinascita dell'Occidente. In questa valutazione c'è molto di esagerato: senza l'esperienza delle città marinare italiane nel commercio e nella guerra navale e senza la crescita demografica dell'Europa (capitolo 10), le crociate sarebbero state infatti inconcepibili. Le crociate, in sostanza, furono un prodotto dell'espansione europea e non la loro causa.
Alla prima crociata, conclusasi con successo, ne seguirono altre sette che dal punto di vista militare furono un fallimento, perché non portarono ad un'occupazione stabile dei territori palestinesi da parte cristiana. Anzi, le crociate successive a quella del 1096-99 sono caratterizzate da obiettivi puramente difensivi (recupero di aree rioccupate dagli islamici), mentre sempre più chiaramente acquistano peso motivazioni di interesse economico (soprattutto da parte delle principali città marinare italiane) che riducono progressivamente l'importanza della componente religiosa di partenza. La
seconda crociata (1147-49) fu promossa da Luigi VII di Francia e dall'imperatore Corrado di Svevia per la riconquista della Contea di Edessa, perduta dai cristiani nel 1144; la spedizione, dopo una clamorosa sconfitta presso Damasco, si sciolse senza aver concluso alcunché. La
terza crociata (1189-92), condotta dall'imperatore
Federico Barbarossa (che vi perì:
12.1), e poi da Filippo II Augusto, re di Francia, e Riccardo Cuor di Leone, re d'Inghilterra, fu bandita perché nel 1187 Gerusalemme era stata ripresa dai turchi, ormai decisamente passati all'offensiva sotto la guida del grande sultano turco Saladino (1177-93), che aveva riunificato i territori islamici d'Egitto e Siria. Nonostante i successi cristiani, la terza crociata ebbe come unico risultato la creazione del Regno di Cipro, poiché i contrasti tra il re francese e il re inglese impedirono l'attuazione di un piano d'azione unitario.
Nel bilancio delle crociate vanno calcolate anche conseguenze pesantemente negative come la diffusione dello spirito d'intolleranza, l'irrigidimento ulteriore dei musulmani nei confronti dell'Europa, la rovina della Cristianità bizantina. Quest'ultima conseguenza fu particolarmente grave. Le crociate, infatti, non furono soltanto una questione tra l'Europa cattolica e l'Islam. Tra i crociati che si trovavano spesso ad attraversare i territori bizantini per recarsi in Terrasanta, non erano in pochi a pensare che i bizantini, come dice un testo dell'epoca, "non fossero per niente cristiani, e che ucciderli non fosse un male". I normanni di Roberto il Guiscardo furono tra i primi a passare all'azione attaccando l'Epiro, strappandone una parte ai bizantini e minacciando Costantinopoli stessa (
8.6): in quell'occasione Venezia era intervenuta con la sua flotta a favore dei bizantini, dai quali ottenne in cambio ampi privilegi commerciali. Ma la crisi scoppiò in tutta la sua gravità in occasione della
quarta crociata, lanciata dal papa Innocenzo III nel 1202. Lo scopo era, come per la terza, quello di riprendere Gerusalemme. Il progetto prese però una piega imprevista: il doge veneziano Enrico Dandolo, politico di grande astuzia e abilità, colse al volo l'occasione e cercò di sfruttare la spedizione a vantaggio della sua città: egli mise a disposizione, per il trasporto dei crociati, la sua grande flotta, ma chiese in cambio la conquista di Zara, una città chiave dell'Adriatico, allora in possesso del re d'Ungheria. I crociati espugnarono Zara, ma non raggiunsero mai la Terrasanta; si lasciarono infatti trascinare dai veneziani nelle contese dinastiche che in quel momento laceravano l'Impero bizantino. Nel sostenere uno degli aspiranti al trono, i crociati posero l'assedio a Costantinopoli. I vescovi e i chierici dell'esercito si riunirono per discutere sull'opportunità dell'assalto, e la loro conclusione fu chiara: attaccare Bisanzio non era un peccato, ma "una grande opera di zelo". I bizantini, infatti, anticamente obbedivano alla legge di Roma, mentre ora non le obbedivano più.
La città cadde nel 1204: gli abitanti, donne e bambini compresi, furono sterminati, chiese e biblioteche furono distrutte, splendidi tesori d'arte e di cultura accumulati nei secoli furono dispersi: "I saraceni stessi - disse un cronista bizantino - sono buoni e comprensivi al paragone di questa gente che porta la croce del Cristo sulla spalla". A Costantinopoli fu insediato un debole
Impero latino d'Oriente religiosamente legato a Roma, mentre i feudatari "franchi" si spartirono le varie province bizantine. I mercanti veneziani dilagarono in tutti i porti ottenendo il controllo delle principali vie di traffico. L'Impero latino d'Oriente non durò a lungo, e già nel 1261, con l'imperatore Michele VIII Paleologo, fu ristabilita la vecchia ortodossia greca, scissa da Roma. Le conseguenze del sacco di Costantinopoli, però, rimasero: i bizantini non avrebbero mai dimenticato la violenza dei crociati, che sancì, di fatto, la definitiva spaccatura del mondo cristiano.
Dopo l'inaspettato esito della quarta crociata, ben altre quattro spedizioni approdarono in Oriente, sempre mirando all'agognata riconquista di Gerusalemme. Dopo l'inconcludente e sanguinosa
quinta crociata (1217-21), l'imperatore Federico II di Svevia ottenne la liberazione dei luoghi santi per un decennio (
sesta crociata, 1228-29:
12.7). Ripresa Gerusalemme dai turchi, disastrose furono le due ultime crociate promosse dal piissimo re di Francia Luigi IX il Santo: nella
settima (1248-54), egli fu sconfitto, con immane strage di cristiani, e catturato; nell'
ottava (1270), morì di peste appena sbarcato in Africa settentrionale.
Di crociate si continuerà a progettarne fino ai primi decenni del '500, ma di fatto nessun concreto aiuto fu più recato agli Stati franchi. L'ultima piazzaforte cristiana, San Giovanni d'Acri, cadde nel 1291.
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