15.2 I prezzi e i salari
Il crollo demografico portò con sé un'accentuata diminuzione del prezzo dei cereali, che fino a quasi tutto il '200 aveva avuto un andamento favorevole. Durante le epidemie di peste il maggior numero di decessi si registrava tra quella parte della popolazione che non produceva, ma consumava, generi alimentari: gli individui deboli e quindi maggiormente esposti al contagio (bambini, vecchi, malati) e, più in generale, le popolazioni delle città, ammassate in condizioni igieniche precarie. Il numero dei consumatori di cereali diminuì quindi, in proporzione, molto più del numero dei produttori, e questo determinò l'andamento negativo dei prezzi. Alla fine del '300 il calo del prezzo dei cereali risultò del 63% in Inghilterra, del 76% a Francoforte, del 59% a Cracovia.
Il fenomeno interessò tutta l'Europa, con la sola eccezione dell'Italia settentrionale, Lombardia in particolare, e dell'Olanda, dove il prezzo dei cereali continuò a salire, anche se di poco, lungo tutto il secolo. La particolare congiuntura di questi due paesi si deve a uno slancio di investimenti e di attività produttive che non subì battute di arresto: in Lombardia l'espansione agricola e pastorale fu sostenuta da un ceto di imprenditori tra i più vivaci del continente e da un adeguato afflusso di manodopera dalle regioni vicine; in Olanda la crescita delle attività mercantili, il recupero di nuove terre strappate al mare, i progressi dell'allevamento, garantirono la conservazione di uno slancio che si era già consolidato nel secolo precedente. A parte queste eccezioni la crisi ebbe una diffusione generale in tutto il continente, anche se con caratteristiche e tempi spesso diversi da una regione all'altra.
Un'altra inversione di tendenza rispetto al secolo precedente si verificò nel settore dei salari rurali. Mentre in precedenza l'espansione demografica aveva garantito un'abbondanza di manodopera nelle campagne e quindi una certa stabilità dei salari, ora il crollo demografico rese più rari i lavoratori dei campi e più care le loro prestazioni. L'esodo di manodopera dalle grandi aziende non fu provocato soltanto da un accresciuto numero dei decessi, ma anche dal fatto che i lavoratori si trasferivano sulle terre altrove lasciate libere dalle famiglie falcidiate dal morbo. Inoltre i contadini che effettuavano prestazioni di lavoro e versavano affitti ai proprietari aumentarono il loro potere contrattuale e riuscirono a strappare condizioni più favorevoli. I contadini si trovarono avvantaggiati anche per un altro motivo: molti canoni d'affitto (censi) erano stati fissati da tempo in vecchie monete locali, di scarso valore intrinseco, il cui potere d'acquisto era stato fortemente intaccato dalla crisi; essi continuavano perciò a versare sempre lo stesso censo, ma in termini reali pagavano sempre meno. Ovunque i signori, al momento delle nuove censuazioni, cercarono di fissare i canoni in monete pregiate, ma questo era impossibile nel caso di contratti a lunga scadenza.
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