14.4 La potenza del demonio
Nei periodi in cui la peste dilagava un individuo poteva trovarsi in ottima salute un giorno e morire tra terribili sofferenze il giorno dopo. E senza capire perché. L'inspiegabilità della malattia e l'impotenza della medicina scatenavano ansie e paure collettive. Sentendosi indifesi, gli uomini facevano ricorso ai rimedi dei maghi: amuleti, talismani, sortilegi e ogni sorta d'incantesimo alimentavano la fiducia in una protezione soprannaturale. Durante le epidemie maghi e stregoni si arricchivano.
La diffusione della peste suggestionò profondamente la mentalità collettiva alimentandone le fantasie: l'"immaginario" della peste comprendeva un repertorio ricchissimo, popolato di personaggi terrificanti o rassicuranti, portatori di morte o di salvezza, in cui confluivano e si annodavano elementi tratti dalla teologia ufficiale e dalle antiche, per noi quasi irraggiungibili, credenze popolari. Il protagonista di questa angoscia collettiva è un essere che assume forme e connotati diversi nelle varie regioni europee, ma che ovunque presenta una caratteristica ricorrente. È lui che diffonde la pestilenza e semina la morte. Ora è il "fantasma della peste", dalle lunghe gambe e dal mantello rosso, ora il diavolo in persona, vestito di nero e con lo sguardo fiammeggiante, ora è una vecchia donna, anch'essa vestita di nero, col viso nascosto da un fazzoletto bianco.
Contro questi macabri personaggi gli uomini invocavano la protezione dei santi, soprattutto quelli specializzati nella lotta contro le pestilenze. Questo spiega l'enorme successo di San Sebastiano, il cui corpo trafitto dalle frecce offriva un'identificazione all'umanità trafitta dal morbo. Fin dall'antichità, infatti, la simbologia della pestilenza si era fondata sull'elemento della freccia, del dardo scagliato da una divinità imperscrutabile.
Il fervore popolare si riversò anche su San Rocco, la cui connessione col tema della peste era molto più diretta. Durante la grande epidemia del 1348 egli avrebbe curato gli appestati di varie città italiane, restando a sua volta contagiato. Abbandonato da tutti sarebbe stato soccorso da un angelo e da un cane. Chiese e cappelle gli furono dedicate in tutta Europa e migliaia di quadri lo rappresentavano, il bubbone sulla coscia, il cane e l'angelo al suo fianco.
Torna all'indice