16.4 La guerra delle Due Rose e la dinastia Tudor
La conclusione fallimentare della guerra dei Cent'anni ebbe gravi ripercussioni in Inghilterra, dove aggravò un'aspra contesa dinastica tra la fazione dei
Lancaster e quella degli
York, che nel 1455 assunse i toni di una vera e propria guerra civile. Fu chiamata
guerra delle Due Rose dagli emblemi (rosa bianca e rosa rossa) delle fazioni nemiche, che si combatterono per trent'anni con raro accanimento, in un susseguirsi di stragi, di distruzioni, di confische. Il ritorno in Inghilterra di tanti nobili e avventurieri che si erano abituati da troppo tempo, in terra di Francia, all'ebbrezza delle battaglie e dei saccheggi, contribuì notevolmente a inasprire la contesa. Questa guerra, straordinariamente priva di ideali e di motivazioni che non fossero gli interessi immediati dei contendenti e del loro seguito, si concluse nel 1485 con la vittoria dei Lancaster, che posero sul trono
Enrico VII (1485-1509), fondatore della dinastia dei
Tudor. L'anno dopo, in segno di pacificazione, il nuovo re sposò Elisabetta, della casata di York.
Enrico VII comprese lucidamente che per l'Inghilterra non era più tempo di grandi guerre e di avventure, ma di ordine e di rispetto della legge. L'obiettivo prioritario divenne ripristinare l'autorità della corona contro le fazioni aristocratiche: i nobili più irrequieti, che non si rassegnavano alla nuova situazione, furono condannati a morte e i loro beni confiscati. Per scardinare il potere locale dei nobili, che spesso mantenevano nei propri territori piccoli eserciti personali e che commettevano abusi di ogni genere nei confronti delle popolazioni locali, il re utilizzò un apposito tribunale, la Camera stellata (così chiamata dal luogo di riunione, una sala dal soffitto azzurro tempestato di stelle dorate), che impose alle fazioni aristocratiche il rispetto della legge. L'attività normalizzatrice della Camera stellata si riverberò positivamente sull'intero apparato della giustizia e anche i tribunali ordinari cominciarono a operare senza subire le intimidazioni dei potenti. Senza gesti grandiosi, ma con la pratica di una buona amministrazione, il peso dello Stato cominciò a farsi sentire nel paese.
Enrico VII convocò molto raramente il Parlamento e diede invece grande risalto al ruolo del Consiglio regio, dal quale escluse tutti i nobili tranne quelli da lui scelti per particolari meriti di fedeltà e di competenza. Tra i consiglieri del sovrano furono chiamati soprattutto esperti di diritto e funzionari pubblici. Nell'amministrazione locale il sovrano evitò di utilizzare un apparato costoso di funzionari e impiegati e si servì di giudici di pace scelti tra la piccola nobiltà di provincia (la gentry), non pagati e quindi indipendenti. La funzione dei giudici di pace si sviluppò sotto i suoi successori, fino a comprendere una pluralità di funzioni, da quelle giudiziarie alla manutenzione delle strade, dalla sorveglianza delle corporazioni al controllo dei prezzi.
L'appoggio della gentry, la piccola nobiltà, fu decisivo per la politica di ridimensionamento della grande nobiltà intrapresa dal fondatore della dinastia Tudor. Numericamente indebolita dalle stragi della guerra delle Due Rose, impoverita per le confische, esclusa dai posti di responsabilità, l'antica aristocrazia inglese entrò in un periodo di inarrestabile declino.
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