18.4 Il Rinascimento
L'Umanesimo, inteso appunto come nuova concezione della dignità dell'uomo e profondo processo di trasformazione della cultura e dei metodi di formazione intellettuale, si accompagnò, da un certo periodo in poi, a una straordinaria fioritura delle arti e del pensiero, cui si dà il nome di "Rinascimento". Il termine stesso contiene in sé l'idea di una rinascita dopo le tenebre medievali. Anzi, come abbiamo già visto a proposito di "Medioevo" (p. 46), i due concetti di Medioevo e Rinascimento sono nati insieme: i pensatori del '300 e del '400 avevano la consapevolezza vivissima che il loro praesens tempus (l'età a loro contemporanea) si distaccasse nettamente dalla media aetas, l'età di mezzo che li separava dall'età classica. Il Medioevo era visto come un'epoca barbara e oscura, che aveva interrotto lo sviluppo della civiltà. Ma ora questo sviluppo "rinasceva" e la coscienza di vivere un'età nuova alimentava un senso di liberazione: si pensi, per tutti, al "secolo d'oro per i suoi aurei ingegni" di cui parlò Marsilio Ficino: "Questo secolo, infatti, come aureo, ha riportato alla luce le arti liberali, già quasi scomparse, la grammatica, la poesia, l'oratoria, la pittura, la scultura, l'architettura, la musica e l'antico suono della lira orfica".
Questa visione del Medioevo, che fu già degli umanisti e permane tuttora nell'opinione comune, ha avuto un secolare successo ed è culminata in uno dei capolavori della storiografia moderna, La civiltà del Rinascimento in Italia (1860) dello storico svizzero Jacob Burckhardt. In questo libro, tutto pieno di amore per l'Italia e per la sua cultura, il Rinascimento appare come un fiore sbocciato all'improvviso in un deserto.
La critica storica successiva al Burckhardt ha dedicato grande impegno a correggere questa prospettiva mettendo in luce gli elementi innovativi presenti già nella cultura medievale, sia in campo artistico (si pensi allo stile gotico) che letterario, sia in campo filosofico che scientifico e spirituale. Al tempo stesso si sono messi meglio in luce i molteplici legami esistenti tra la cultura rinascimentale e quella medievale. Si è persino determinata una vera e propria rivolta degli storici del Medioevo, che si sono accaniti nell'individuare, quasi per ogni elemento della cultura rinascimentale, un precedente medievale. Nel carattere estremista di queste reazioni si celavano molto spesso motivazioni nazionalistiche: così, lo storico tedesco, il francese o l'inglese hanno rivendicato il primato dei loro rispettivi paesi nella corsa alla modernità, in questo o in quel campo dello scibile, o in tutti. Questa reazione, giusta nelle motivazioni di partenza - nessun fenomeno storico, infatti, e tanto meno il Rinascimento, può essere considerato un "fiore nel deserto" - ha prodotto tuttavia danni non meno gravi dell'impostazione contro cui intendeva reagire. Certo, è stato prezioso apprezzare nella giusta misura i fermenti innovativi della cultura medievale; non meno importante è, tuttavia, tener presente che fu soltanto con il Rinascimento che quei "brividi di novità" divennero un "sistema", una vera e propria visione del mondo.
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