14.5 Le reazioni collettive: i "flagellanti" e i massacri degli ebrei
Di fronte al dilagare rapido e inesorabile del male gli uomini si sentivano inermi. Come spesso avviene in queste situazioni, l'impotenza e il terrore provocavano nella folla comportamenti isterici. Una delle manifestazioni di questo isterismo collettivo fu rappresentata da bande di penitenti che andavano di città in città mortificandosi per placare la collera divina. Famosi divennero i flagellanti che dall'Italia dilagarono in Germania e in Francia, e rappresentarono uno dei più vasti movimenti religiosi del tardo Medioevo. I partecipanti s'impegnavano per 33 giorni e mezzo (lo stesso numero degli anni di Cristo) a durissime penitenze: coperti da un cappuccio e con la croce sulle spalle, essi compivano pellegrinaggi di città in città, cantando salmi e intonando preghiere; giunti sulle pubbliche piazze, tra l'entusiasmo della folla, si facevano frustare a sangue; in questo modo essi credevano di raggiungere quell'immacolata purezza che li avrebbe difesi dal morbo. Le loro pubbliche esibizioni si concludevano solitamente con una caccia agli ebrei:
Le buone città erano piene di questi "flagellanti", e le strade anche; e si chiamavano tutti fratelli a mo' di alleanza [...] e cominciarono a dimenticare il servizio e gli uffizi della Santa Chiesa, e restavano nella loro follia e presunzione che i loro uffizi e i loro canti fossero più belli e più degni di quelli dei preti e dei chierici, e così si sospettava che, a forza di moltiplicare le loro eresie, questa gente avrebbe finito per distruggere la Santa Chiesa e uccidere preti, canonici e chierici, desiderando avere i loro beni e i loro benefici. Al tempo in cui questi "flagellanti" andavano per il paese, avvenne un gran miracolo che non va dimenticato, ché quando si vide che la mortalità e la pestilenza non cessavano dopo le penitenze che questi battitori [i "flagellanti"] facevano, si diffuse ovunque una voce, e si diceva comunemente e si credeva con certezza, che l'epidemia veniva dagli ebrei, e che gli ebrei avevano gettato dei gran veleni nelle fontane e nei pozzi, in tutto il mondo, per appestare e avvelenare la cristianità. Ecco perché i grandi e i piccoli ebbero molta collera contro gli ebrei, che furono presi ovunque fu possibile e messi a morte e bruciati.
Queste parole di un cronista dell'epoca contengono un'osservazione preziosa che spiega il rapido declino di un movimento che pure aveva conosciuto un grande successo popolare: i "flagellanti", dice il cronista, "restavano nella loro follia e presunzione che i loro uffizi e i loro canti fossero più belli e degni di quelli dei preti e dei chierici"; essi diffondevano, dunque, una forma di religiosità mistica e spontanea che si poneva al di fuori del quadro istituzionale ecclesiastico. Era chiaro che la Chiesa non poteva tollerarli a lungo; ben presto essi si videro precluso l'ingresso nelle città e cominciarono a essere perseguitati. Nel giro di qualche decennio il fenomeno restò circoscritto a strettissime minoranze locali.
Il documento che abbiamo appena esaminato mette anche in luce la stretta connessione tra la paura collettiva e due reazioni apparentemente contrastanti ma in realtà profondamente collegate: l'espiazione attraverso la punizione del corpo, l'aggressione violenta nei confronti di individui (in particolare gli ebrei) ritenuti responsabili dell'epidemia.
Perché proprio gli ebrei? L'incapacità di spiegare razionalmente il meccanismo del contagio e il terrore derivante dalla misteriosità del fenomeno, portavano l'angoscia a livelli insostenibili. Per placare l'angoscia era necessario individuare a ogni costo un colpevole, qualcuno da identificare come causa del male. Questo qualcuno non poteva che essere un individuo diverso rispetto alla grande maggioranza dei membri della comunità, un individuo che per la religione, il modo di vestire, di mangiare, di comportarsi appariva anomalo rispetto al gruppo. Il diverso per eccellenza, nella storia d'Europa, era sempre stato l'ebreo: accusati di aver crocefisso il Signore, di praticare culti assimilabili all'eresia, di esercitare attività economiche odiose quali il prestito a interesse e di affamare il popolo, gli ebrei erano le prime vittime dell'aggressività popolare. Le vittime di queste reazioni incontrollabili (invano il papa Clemente VI invitò i cristiani alla moderazione, ricordando che anche gli ebrei morivano di peste come i loro simili...) furono diverse migliaia, dalla Francia alla Svizzera, alla Germania.
Torna all'indice