9.7 Sommario
Per l'uomo medievale la dimensione religiosa abbracciava la totalità delle azioni umane. Il papato non solo si riteneva l'unica fonte di autorità in materia religiosa, ma si proponeva come l'unica istituzione terrena le cui decisioni avessero effetto anche in cielo; ed ogni potere terreno (compreso quello di re e imperatori) era, secondo il papa, da lui derivato. Da ciò la pretesa che i sovrani fossero subordinati ai poteri del papa. La forza del papato risiedeva anzitutto nella organizzazione che ne dipendeva, al cui centro stava la Curia romana. La Chiesa si radicava nel sistema feudale attraverso la rete dei vescovi, il cui potere non si limitava alle questioni religiose ma si estendeva all'amministrazione di terre, all'esercizio della giustizia, alla riscossione delle imposte, ecc.
La pretesa papale ad una supremazia su ogni altro potere suscitò forti resistenze, anzitutto da parte di imperatori e re, i quali sostenevano che, nelle questioni temporali, andava invece riconosciuta la loro superiorità rispetto al papato. Il monarca, come il papa, riteneva che il proprio potere derivasse da Dio, e che perciò egli non fosse giudicabile dal popolo. Benché, nella sostanza, anche la concezione monarchica del potere fosse (come quella papale) di tipo teocratico, era assai più debole di quest'ultima: per un re, l'affermare che il proprio potere veniva da Dio finiva con l'implicare il riconoscimento di una dipendenza dal papa, unico interprete autentico della legge divina. Oltre ad essere un sovrano teocratico, il re medievale era anche il supremo signore feudale: per questo aspetto il suo potere aveva quindi una base contrattuale. I fondamenti del potere imperiale erano analoghi a quelli del potere monarchico; in più, tuttavia, il primo aveva un diritto al potere universale.
A fianco dei poteri monarchico, imperiale e papale, esisteva anche una forma di potere nascente dal consenso dei membri della comunità. È questo il caso delle comunità di villaggio e delle associazioni professionali, e soprattutto del comune cittadino, che cominciò ad affermarsi dopo il Mille. L'origine del comune fu diversa nelle varie regioni europee e persino da città a città; un tratto comune è comunque la contrapposizione alle vecchie autorità feudali da parte di mercanti, artigiani, proprietari terrieri residenti nelle città. Nell'organizzazione comunale i cittadini di pieno diritto erano una minoranza. Dato il carattere particolarmente vivace della vita urbana nell'Italia settentrionale, fu questa la regione d'Europa ove prima si diffuse l'istituzione comunale, con alcuni connotati particolari: la presenza nelle città di piccoli e grandi feudatari inurbati che esasperarono lo spirito di fazione; la tendenza a estendere il controllo del comune al di fuori delle mura cittadine, asservendo il contado e entrando in competizione con i centri vicini.
Uno degli aspetti più caratteristici del diffondersi di associazioni nel corso del tardo Medioevo fu lo sviluppo delle Università. La loro autonomia - contrastata dai sovrani, dai comuni e dal potere ecclesiastico locale - finì con l'affermarsi grazie all'appoggio papale, che provocò però una sottomissione delle Università stesse alla Chiesa.
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