14. La depressione e la peste
14.1 I segni della recessione
L'espansione demografica ed economica iniziata nell'XI secolo (
10.1) si arrestò verso la fine del XIII. L'aumento della popolazione aveva portato a vasti dissodamenti e migliaia di contadini si erano insediati in terre marginali, dove, da tempo immemorabile, regnavano la foresta e l'incolto. La fertilità di queste terre era molto fragile, perché si era accumulata in secoli di riposo e quindi non dipendeva dalle qualità organiche del suolo; in mancanza di adeguate concimazioni e di miglioramenti delle tecniche agricole, su queste terre i raccolti si susseguivano sempre più magri e non bastavano nemmeno a sfamare i coltivatori.
Le carestie si ripetevano con una frequenza martellante. Gravissima fu quella del 1315-17, che si abbatté sull'Inghilterra, la Francia, la Scandinavia, il Belgio, l'Olanda, la Germania, la Russia. Carestie ed epidemie formavano un tragico binomio, perché le malattie si diffondevano velocemente tra le popolazioni indebolite dalla fame. La situazione si aggravò ulteriormente a causa dell'inasprimento del clima: inverni freddissimi e piovosi gelavano i raccolti e trasformavano i campi in acquitrini.
La manifestazione più evidente di questa inversione di tendenza fu l'abbandono di molti insediamenti. Interi villaggi scomparvero dal paesaggio lasciando il posto al pascolo e alla foresta, secondo un'evoluzione inversa a quella che, dopo il Mille, aveva determinato i grandi dissodamenti. Prime a essere abbandonate furono le terre marginali, dove la lotta dell'uomo con la natura era più ardua, il clima meno propizio, i collegamenti difficili e che erano state abitate soltanto a causa della spinta demografica precedente. Il popolamento dei terreni più fertili e più vicini ai grossi centri urbani non subì, invece, flessioni di rilievo: qui i vuoti lasciati dalle carestie e dalle epidemie venivano riempiti rapidamente da nuove nascite e nuove immigrazioni.
Si può affermare, dunque, che alla fine del XIII secolo l'Europa era sovrappopolata e che le carestie furono la conseguenza di uno squilibrio tra il numero degli uomini e la produttività agricola. Le tecniche agricole del tempo erano, infatti, stagnanti ai livelli raggiunti nel XII secolo e, sui terreni difficili, non garantivano nemmeno la sussistenza dei contadini.
Il fenomeno dei villaggi abbandonati - una specie di "selezione degli insediamenti" - riguarda in misura più o meno consistente quasi tutta l'Europa: villages désertés in Francia, Wustungen in Germania, lost villages in Inghilterra. Scrive un osservatore dell'epoca:
Dalla Loira alla Senna, dalla Senna alla Somme, i contadini sono morti o fuggiaschi, i campi ridotti a maggese e senza coltivatori. Con i miei propri occhi ho visto le grandi pianure della Champagne, del Brie, del Beauce abbandonate, incolte, spopolate e coperte dai rovi e dalla boscaglia [...] Ormai s'incontrano campi coltivati solo nelle immediate vicinanze di città, piazzeforti e castelli, nel raggio che può abbracciare lo sguardo di una sentinella da una torre o da un altro luogo.
Le descrizioni di sciagure hanno sempre un forte margine di esagerazione, e nemmeno questa, probabilmente, sfugge alla regola. Ma gli stessi temi della fantasia popolare (il villaggio che scivola nelle acque oscure del lago e le cui campane rintoccano macabre a mezzanotte...) perdono il loro fascino un po' romantico se confrontati con i freddi dati analizzati dagli storici: in Germania scomparve il 40% circa dei villaggi, in Inghilterra il 25%, in Sardegna e in Sicilia il 50%, nel Lazio il 25%, in Toscana il 10%. Percentuali come queste sono state determinate (con un inevitabile margine d'incertezza) grazie all'impiego di metodi d'indagine diversi ma convergenti: alcuni sono tradizionali, come le ricerche d'archivio (in particolare i documenti fiscali, che registrano la scomparsa di nuclei familiari), gli studi di toponimia rurale (nomi di luogo indicanti abitati o edifici che non esistono più, ecc.), l'archeologia; altri più recenti, come la fotografia aerea, che si avvale oggi di una tecnologia molto avanzata. In effetti le campagne europee sono un immenso archivio storico, che va indagato con tutti i mezzi disponibili.
La tendenza regressiva manifestatasi in misura più o meno grave in quasi tutte le regioni del continente, non si arrestò nel volgere di qualche anno. Le carestie e le epidemie dei primi decenni del '300 non furono che l'inizio di un nuovo periodo di sciagure e catastrofi che segnò la riapparizione, in Europa, di una grande protagonista: la
peste.
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