6.4 Le conquiste di Carlomagno
Mentre scendeva personalmente in Italia per abbattere il Regno longobardo,
Carlomagno (771-814) aveva già lanciato altre offensive avvalendosi di un esercito indiscutibilmente superiore a quello di ogni altra popolazione europea: una cavalleria imponente e ben addestrata, spade più maneggevoli e robuste, lo studio accurato del terreno compiuto da topografi specializzati, guerrieri animati da una forte carica ideale, furono i motivi principali della serie quasi ininterrotta di vittorie e conquiste che caratterizzò il suo regno (sulla personalità di Carlomagno, p. 123).
La lotta contro i sassoni, una popolazione pagana che da tempo occupava la Germania settentrionale, fu lunga e durissima. I sassoni affrontarono per tredici anni (dal 772 al 785) l'assalto dei franchi, che si susseguì con frequenza annuale, e si arresero soltanto dopo deportazioni in massa e stragi; ma focolai di resistenza restarono accesi per altri venti anni. La brutalità della repressione, che assunse presto i caratteri di una vera e propria "guerra santa" fu costellata di episodi atroci, come la decapitazione di 4500 sassoni in un solo giorno, dopo la battaglia di Verden del 782. Ma a questa data gli immensi territori sassoni facevano ormai parte dell'Impero carolingio, che si estese così fino al corso inferiore dell'Elba.
La sconfitta dei sassoni costrinse alla resa anche le popolazioni della Frisia settentrionale, che si erano opposte tenacemente alla penetrazione dei missionari cristiani. La loro annessione nel 784 portò i confini del regno sulle coste del Mare del Nord, una zona che sarebbe diventata presto cruciale nei grandi traffici tra il continente e il mondo scandinavo.
Nel 776 Carlo lanciò un attacco contro i musulmani di Spagna. Questa iniziativa fu meno fortunata delle altre; gli arabi infatti opposero una strenua resistenza presso la città di Saragozza e costrinsero l'armata franca a ritirarsi. Nel 778, mentre i soldati di Carlo attraversavano i Pirenei al passo di Roncisvalle per tornare in Francia, un gruppo di montanari baschi e di guerrieri musulmani attaccò di sorpresa la retroguardia, comandata da Orlando, marchese di Bretagna, e la distrusse completamente. La battaglia di Roncisvalle entrò nell'epopea franca e divenne celeberrima, malgrado si trattasse di un episodio molto modesto. L'offensiva contro i musulmani fu però ripresa con maggiore successo nel ventennio successivo e portò all'annessione del territorio compreso fra i Pirenei e il fiume Ebro.
Nel 778 Carlo aggiunse ai suoi territori la Baviera, una delle più fertili regioni d'Europa. Da qui egli mosse contro gli àvari, un popolo di origine mongolica, ancora seminomade, che da tempo effettuava continue incursioni in territorio franco. Due spedizioni, nel 795 e nel 796 sottomisero completamente gli àvari, che si convertirono in massa al cristianesimo: l'enorme bottino accumulato dai vinti in decenni di razzie arricchì il tesoro della corte carolingia.
Le conquiste di Carlomagno non furono il risultato di un espansionismo studiato e calcolato. La storia militare di quegli anni è tutto un susseguirsi di episodi, l'uno intrecciato all'altro, di incursioni e di ritirate improvvise e poi ancora di nuovi assalti; gli storici hanno l'impressione che il risultato finale - l'egemonia franca in Europa - sia stato più il prodotto di una somma, disordinata e in certo modo casuale, di vittorie che di un lucido progetto per la fondazione di un Impero europeo. Infastidito continuamente dagli attacchi e dalle incursioni di nemici irrequieti, il Regno dei franchi reagì, e reagendo si trovò padrone di un territorio che si estendeva dall'Italia centrale al Mare del Nord, dal fiume Elba al fiume Ebro. Tutto questo è senz'altro vero, ma è anche vero che nella politica di governo e nelle conquiste di Carlomagno dominava un motivo ideale di grande forza, sia sul piano etico che su quello politico.
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