17.7 Le compagnie di ventura
In questa Italia divisa e lacerata da guerre e conflitti continui prese corpo il fenomeno delle
compagnie di ventura. Le formazioni militari tipiche del Medioevo erano state due: la cavalleria feudale, nella quale svolgevano un ruolo fondamentale i signori e il loro seguito, l'esercito comunale, reclutato tra i cittadini e talvolta anche nel contado. Tutte e due queste formazioni presentavano gravi inconvenienti. Anzitutto esse non potevano garantire un servizio prolungato nel tempo: i signori feudali non potevano restare troppo a lungo lontani dalle loro terre, che dovevano essere governate e sorvegliate; le milizie comunali, dal canto loro, erano in massima parte reclutate tra i lavoratori, gli artigiani e i mercanti, che non potevano sospendere per mesi la loro attività. I continui progressi della guerra tardo-medievale richiedevano inoltre soldati altamente specializzati e tenuti in costante addestramento, cosa che era impossibile tanto nel caso delle milizie feudali che di quelle cittadine.
A questi problemi se ne aggiungeva un altro, di natura politica: tanto i principi che le oligarchie che governavano i comuni non gradivano affidare ai cittadini armi che potevano essere utilizzate, eventualmente, per sovvertire l'ordine politico.
A tutti questi inconvenienti si pose rimedio facendo ricorso al sistema delle compagnie di ventura, formazioni di mercenari specializzati al servizio di
condottieri (così chiamati dalla condotta, il contratto d'appalto mediante il quale venivano assoldati i condottieri e i loro guerrieri). I condottieri erano spesso piccoli nobili caduti in rovina, ma non mancavano casi di nobili che si dedicavano a questa attività per spirito di avventura o per pura bramosia di potere. Audaci, violenti e spregiudicati, ma al tempo stesso imbevuti di antichi ideali cavallereschi, i condottieri divennero figure dominanti nel quadro militare della penisola. In un primo momento (all'incirca tra il 1340 e il 1380) i condottieri erano soprattutto stranieri, come il famoso John Hawkwood, che gli italiani chiamavano Giovanni l'Acuto, come il tedesco Werner von Urslingen, sulla cui corazza si poteva leggere il motto "Nemico di Dio, nemico della pietà", o come il bretone Giovanni di Montréal (chiamato dagli italiani Fra Moriale) che dominò su gran parte dell'Italia centrale e che fu fatto decapitare da Cola di Rienzo. Nel '400 - soprattutto in conseguenza del secolare conflitto tra Francia e Inghilterra che richiamava al Nord gli specialisti della guerra - i più famosi condottieri furono principalmente italiani. Spiccano tra questi i nomi di Alberico da Barbiano, Muzio Attendolo Sforza, Braccio da Montone. Alcune casate nobili rivelarono una particolare inclinazione per questa attività (segno che il mestiere del condottiero era fonte di prestigio e di potenza): il 60% dei condottieri italiani proveniva da appena 13 famiglie, tra le quali compaiono casate illustri come i Colonna, gli Orsini, gli Sforza.
I condottieri guadagnavano somme enormi: si è calcolato che le somme pagate mensilmente dalla Repubblica fiorentina a Micheletto degli Attendoli corrispondevano agli introiti di una bottega artigiana per due secoli e mezzo. Poiché il denaro liquido per pagare i condottieri e i loro soldati non era sufficiente si faceva ricorso a concessioni di terre e di feudi: "questo fenomeno - ha scritto Corrado Vivanti - è un passo importante nel processo di rifeudalizzazione della penisola: non solo perché venivano fatte rivivere sempre più frequentemente istituzioni e usanze, come l'investitura e l'omaggio, per legittimare i possessi di questi signori, ma perché i loro stessi domini si costituivano di fatto fuori da ogni convenzione di diritto pubblico, per diritto di conquista, a vantaggio di avventurieri, che in qualche modo ridavano vigore ai miti e alle forme della cavalleria errante".
Talvolta il successo delle armi apriva ai condottieri un fulgido avvenire politico: Braccio da Montone divenne nel 1416 signore della sua città natale, Perugia; Alessandro Sforza signore di Pesaro; Francesco Sforza addirittura signore di Milano (
17.8).
I soldati delle compagnie di ventura venivano reclutati soprattutto tra le popolazioni contadine più povere; erano individui che speravano di trarre dalla guerra un rapido arricchimento e che vedevano nel saccheggio e nella rapina l'occasione d'oro per porre fine a una vita di stenti. Anche per questo le compagnie di ventura seminavano il terrore al loro passaggio: stragi, devastazioni, rapine, taglieggiamenti erano le conseguenze inevitabili della loro presenza. Alle città e ai paesi che volevano evitare conseguenze più gravi non restava che pagare indennizzi enormi, che dissanguavano le finanze locali. Ai mali dell'Italia in questo periodo della sua storia va dunque aggiunta anche la presenza delle compagnie di ventura: una presenza che gli stessi contemporanei avvertirono come un flagello, e che già Petrarca aveva giudicato una pestilenza più orrenda della stessa peste, una sciagura più grave del terremoto.
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