6.10 La signoria rurale
Quella particolare organizzazione del potere che caratterizzava a livello politico il sistema feudale, aveva naturalmente delle basi economiche ben precise, che trovavano il loro punto di maggior forza nella struttura della villa e in un fenomeno a essa strettamente collegato, la signoria rurale. In un'economia più che mai dominata dall'agricoltura, non ci si meraviglierà di trovare proprio nelle campagne il cardine dei nuovi rapporti di produzione.
La villa era un possedimento fondiario di dimensioni molto variabili - da poche decine ad alcune migliaia di ettari - appartenente a un signore, a una comunità ecclesiastica, oppure al fisco reale. La struttura-tipo della villa consisteva in due parti: la prima era la cosiddetta "riserva" (pars dominica o dominicum) amministrata direttamente dal padrone (dominus), che comprendeva la casa padronale, le terre annesse, con i boschi e i pascoli, le abitazioni degli schiavi, le grosse attrezzature agricole (il mulino, il frantoio, il torchio da uva, i magazzini, i forni, ecc.), il laboratorio per la fabbricazione e la riparazione dei beni di uso corrente. Questo complesso di costruzioni si chiamava curtis, "corte": per questo il sistema che stiamo descrivendo viene anche definito
sistema curtense. La seconda era pars massaricia o massaricium, cioè l'insieme dei poderi - i mansi - che il padrone dava in concessione ai contadini e ai servi, perché li coltivassero con una certa autonomia. I mansi, anch'essi di dimensioni variabili, da pochi ettari a decine di ettari, si distinguevano in ingenuili (cioè affidati originariamente a liberi, detti appunto ingenui) e servili, affidati a schiavi casati (detti così per distinguerli da quelli domestici, completamente sottomessi al padrone).
In un periodo di crisi demografica e di scarsa mobilità della forza lavoro (i contadini erano sempre legati alla terra) il problema fondamentale dei grandi proprietari era la manodopera. Sulla riserva essi utilizzavano normalmente il lavoro degli schiavi domestici (i praebendarii) che alloggiavano nella corte e ricevevano qui il loro vettovagliamento (praebenda). Ma questa manodopera, sufficiente alla conduzione quotidiana della riserva, non lo era affatto al momento dei grandi lavori stagionali (le arature, le mietiture), e soprattutto non bastava ad assicurare alla riserva una totale autosufficienza. Per risolvere questo problema i grandi proprietari facevano ricorso ai contadini insediati nel massaricium. Quest'ultimo era infatti un prezioso serbatoio di manodopera, cui il padrone attingeva ampiamente.
In cambio delle terre, del permesso di sfruttare i boschi e i pascoli e di utilizzare i servizi della villa (il mulino, ecc.) il padrone pretendeva dai contadini tributi in natura (più raramente in denaro) e soprattutto prestazioni di lavoro che essi dovevano effettuare sulla riserva. Queste prestazioni erano chiamate
corvées (un termine francese derivato dal latino tardo corrogata, che vuol dire "opera richiesta"). Esse incidevano molto pesantemente sull'economia complessiva dei mansi: basti pensare, infatti, che i concessionari di un manso servile dovevano garantire al padrone almeno tre giorni di lavoro per settimana, oltre a tutta una serie di prestazioni praticamente illimitate (procurare legna da ardere, pali, travi, attrezzi agricoli, ecc.): un impegno enorme, soprattutto se rapportato allo scarso rendimento della terra in quell'epoca. Le prestazioni dovute dagli occupanti dei mansi ingenuili erano anch'esse impegnative, anche se molto più leggere di quelle cui erano tenuti i servi. La differenza principale consisteva nel fatto che tali prestazioni erano fissate con cura e si prestavano meno a richieste esorbitanti da parte del padrone. Con il passare del tempo, gli obblighi in questione divennero una caratteristica della terra più che delle persone che l'occupavano: dai documenti appaiono coloni liberi occupanti mansi servili e costretti a prestazioni servili, e servi occupanti mansi ingenuili tenuti a prestazioni più lievi. Questo fenomeno mostra chiaramente che lo scopo principale del signore era di garantirsi comunque una certa quantità di lavoro da parte dei concessionari, indipendentemente dai cambiamenti intervenuti, col passare del tempo, nella condizione giuridica della popolazione della villa.
È evidente che l'evoluzione sociale e culturale di una comunità è possibile solo se esiste un "sovrappiù". Questa evoluzione può avere inizio e proseguire soltanto se il prodotto collettivo del lavoro non viene completamente consumato nella riproduzione delle scorte, dei mezzi di produzione e della forza lavoro, ma consente al contrario di destinare una quota dei beni materiali al miglioramento della produttività e ad attività non strettamente economiche. Più è alto il
surplus, più una società ha, in teoria, la possibilità di progredire; ma qui entra in gioco il problema fondamentale della destinazione del surplus: la possibilità dei lavoratori d'intervenire sulle decisioni relative alla destinazione del surplus varia infatti da una società all'altra in modo anche considerevole, in rapporto alla forma di governo, al regime politico, alla forza e alla capacità organizzativa dei lavoratori stessi.
Nella società dei primi secoli del Medioevo il debole surplus prodotto dai contadini in condizioni di estrema arretratezza veniva espropriato in vario modo dai signori e destinato per la maggior parte a spese improduttive quali il lusso o la guerra. Questo determinò per un lungo periodo una situazione di persistente stagnazione economica.
I signori locali non si limitavano tuttavia ad appropriarsi del surplus prodotto dai contadini e di quella parte del loro lavoro che utilizzavano nella riserva; essi non dimenticavano di essere innanzitutto dei guerrieri, attorniati da schiere di seguaci che facevano rispettare la loro volontà, proteggevano le campagne dalle incursioni dei briganti, scoraggiavano le velleità aggressive dei signori vicini, partivano per lontane spedizioni al servizio di un signore ancora più autorevole o direttamente al servizio del re. Col passare del tempo le residenze signorili si arricchirono di torri e di bastioni, diventarono veri e propri castelli fortificati che sovrastavano con il loro aspetto contemporaneamente minaccioso e protettivo le terre circostanti.
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