2.8 Sommario
La sopravvivenza dell'Impero d'Oriente dipese dalle buone condizioni della sua economia, dalla popolazione numerosa, dall'urbanesimo ancora fiorente e da confini più difendibili. Le componenti principali della civiltà bizantina (destinata a durare fino alla metà del XV secolo) furono la struttura statale romana, la cultura greca e la religione cristiana; inoltre essa fu particolarmente aperta alle molteplici influenze che le derivavano dalla sua posizione tra Oriente e Occidente. L'imperatore univa al potere politico quello religioso, ed era oggetto di una venerazione che esprimeva tale duplice carattere. Di qui, i numerosi interventi dell'autorità imperiale nelle frequenti controversie religiose, tra le quali spicca quella tra nestoriani (sostenitori della convivenza nella figura di Gesù di due distinte nature, umana e divina) e monofisiti (sostenitori della presenza in Cristo della sola natura divina).
L'Impero bizantino restò a lungo, in Europa, l'unico Stato degno di questo nome, per la burocrazia, le scuole, l'esercito e la flotta di cui disponeva. Ma la forza del potere centrale si accompagnava a una forte pressione fiscale che favorì l'estendersi dei latifondi. Costantinopoli era al centro dei traffici con tutto il mondo; decisiva fu, in particolare, la produzione della seta, dopo che il suo segreto fu strappato ai cinesi. La presenza di attività industriali non impediva tuttavia che le condizioni della maggioranza della popolazione fossero ai limiti della sussistenza. In assenza di organizzazioni politiche che esprimessero gli orientamenti della popolazione, a Costantinopoli presero forza le fazioni del circo, nelle quali occasionalmente si identificavano parole d'ordine filo o antigovernative. Un tentativo dell'imperatore Giustiniano di disperdere le fazioni ebbe come conseguenza la violenta rivolta di Nika, nel 532.
Giustiniano - animato da una concezione universalistica di derivazione sia romana che cristiana - iniziò nel 533 un'opera di riconquista dei territori occupati dai barbari che sarebbe durata un ventennio. Il generale Belisario dapprima annientò i vandali in Africa, e successivamente attaccò il Regno ostrogoto d'Italia. Qui Odoacre era stato scalzato e ucciso dagli ostrogoti guidati da Teodorico. Al regno di Teodorico, caratterizzato da due fasi assai diverse nel rapporto con le popolazioni italiche soggette (prima di collaborazione, poi di dura repressione, soprattutto per le divisioni religiose e il timore di sollevazioni e congiure filobizantine), seguì la reggenza della regina Amalasunta, che chiese protezione a Giustiniano. L'uccisione di Amalasunta ad opera di Teodato fornì all'imperatore bizantino il pretesto per intervenire. Dopo i primi successi, la riconquista bizantina si fece più difficile di fronte al nuovo sovrano Totila, che cercò il consenso della popolazione italica liberando gli schiavi e donando terre ai contadini. Alla fine della guerra (552) l'Italia era un paese devastato; la durezza dei funzionari bizantini spense inoltre ogni entusiasmo per la liberazione. Poco dopo, infine, i bizantini riconquistarono la parte sudorientale della penisola iberica. Ma di fronte alla minaccia che proveniva dal re di Persia, cui si aggiunsero le scorrerie di bulgari e slavi nei Balcani, Bisanzio dovette alla fine accettare il ruolo di Impero soprattutto orientale.
Giustiniano non comprese che per l'Impero d'Oriente era impossibile mantenersi impegnato su due fronti: le guerre in Occidente (per riconquistare territori di cui Bisanzio avrebbe presto perso il controllo) indebolirono l'Impero verso l'Oriente ed ebbero inoltre pesanti conseguenze fiscali per i sudditi. La fama di questo imperatore è tuttavia legata al Corpus iuris civilis, colossale raccolta di leggi e testi di diritto che, nei secoli successivi, avrebbe alimentato lo sviluppo della scienza giuridica italiana ed europea.
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