16.2 La guerra dei Cent'anni: seconda fase
Non sempre i condottieri fanno tesoro dell'esperienza altrui. Accadde così che la strategia felicemente messa in atto da du Guesclin fu sorprendentemente abbandonata dal nuovo re Carlo VI (1380-1422), un sovrano incapace e affetto da turbe mentali. Sotto di lui la Francia precipitò nel baratro. Mentre l'autorità regia scemava di giorno in giorno due fazioni nobiliari si contendevano il potere: le guidavano il duca di Borgogna, Filippo l'Ardito (zio del re) e Luigi duca di Orléans (fratello del re). L'assassinio a tradimento di Luigi da parte del nuovo duca di Borgogna, Giovanni Senza Paura provocò una vera e propria guerra civile:
borgognoni e
armagnacchi (così venivano chiamati gli orleanisti dal titolo del duca di Armagnac, che prese la guida della fazione) si fronteggiarono in scontri sanguinosi, che portarono il paese all'anarchia.
Intanto l'esercito inglese incombeva nuovamente: nella battaglia di Azincourt del 25 ottobre 1415 gli arcieri del re d'Inghilterra, Enrico V (1413-22), annientarono ancora una volta la cavalleria francese. La Francia, caduta nelle mani del nemico, attraversò uno dei momenti più drammatici della sua storia. Con il trattato di Troyes del 1420 l'inetto Carlo VI, re di Francia, riconobbe infatti come suo successore il re d'Inghilterra: "Il nostro erede Enrico d'Inghilterra - proclamò il sovrano - quando avrà assunto la corona di Francia, provvederà affinché le due corone di Francia e d'Inghilterra rimangano unite per sempre, nella persona del nostro erede, finché egli vivrà, e poi nelle persone dei suoi eredi in ordine di successione". Nel 1422 il nuovo sovrano inglese Enrico VI assunse, a soli nove mesi di vita, la corona di Francia, mentre Carlo VII (1429-61), il figlio che Carlo VI aveva diseredato dal trono con il trattato di Troyes, organizzava la resistenza a sud della Loira.
Il destino del Regno di Francia sembrava definitivamente segnato: esso sarebbe diventato una sorta di propaggine continentale del Regno d'Inghilterra. Ma non fu così: in mezzo al disastro i francesi trovarono la forza di reagire e nella lotta trovarono l'identità che li accomunava. Il simbolo della loro ripresa fu
Giovanna d'Arco (1412-31), una fanciulla di umili origini contadine che si diceva chiamata dal Signore a una missione: rivelare al re e al popolo di Francia la via della riscossa. Nel clima di entusiasmo suscitato da questa figura ispirata fu possibile ai francesi liberare l'importante città di Orléans, occupata dai nemici (maggio 1429). Subito dopo, a Reims, Carlo VII fu consacrato re di Francia.
La fine di Giovanna d'Arco fu tragica: catturata da Giovanni di Lussemburgo e comprata dagli inglesi per la somma (notevole) di 10.000 scudi d'oro, la fanciulla fu accusata di stregoneria e mandata al rogo (1431). Ma ormai si era messo in moto il meccanismo della rinascita nazionale e questo stesso martirio accrebbe la volontà di rivincita dei francesi. L'abilità di governo di Carlo VII creò i presupposti per questa rivincita: il re riorganizzò l'esercito con la formazione di contingenti permanenti, reclutati su base nazionale, creò compagnie di arcieri sul modello di quelli inglesi, potenziò l'artiglieria. I risultati non si fecero attendere: nel 1453 - data che convenzionalmente indica la conclusione della guerra dei Cent'anni, anche se il conflitto ebbe ulteriori strascichi - il re d'Inghilterra ritirò nell'isola l'esercito senza essere riuscito a unire nella sua persona le due corone; quanto ai suoi possedimenti francesi, essi erano tutti perduti, tranne la città di Calais.
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