10.7 I poli dello sviluppo urbano nell'XI secolo
I primi centri che in Italia beneficiarono della progressiva ripresa delle attività commerciali furono le cosiddette città marinare: Amalfi, Genova, Pisa e Venezia. Ad eccezione di Amalfi, queste città trassero impulso in varia misura anche dal grande movimento delle crociate, che esamineremo nel capitolo successivo.
Amalfi, già nello scorcio del IX secolo, vantava una marineria attivissima che controllò per lungo tempo gli scambi nel Tirreno, nello Ionio e nel basso Adriatico e le relazioni commerciali con il mondo arabo, dalla Spagna e Sicilia all'Africa settentrionale, dall'Egitto alla Siria, esportando soprattutto l'olio prodotto nell'entroterra campano e importando tessuti pregiati e spezie. La città fondò numerose stazioni commerciali, oltre che in Italia, nei principali porti arabi. Tra queste si distinse per importanza quella del Cairo, come rivela il drammatico episodio del 996: in un tumulto della popolazione locale la colonia amalfitana fu sterminata, con oltre cento morti e un danno di 85 libbre d'oro: segni evidenti della consistenza e della prosperosità dell'insediamento. Agli amalfitani si devono le famose Tavole amalfitane, che costituirono il primo esempio di codificazione del diritto di navigazione. La città perse la sua autonomia sul finire dell'XI secolo e venne definitivamente annessa al regno normanno dell'Italia meridionale nel 1131, andando incontro a una inesorabile decadenza a causa del fiorire nel bacino del Tirreno delle potenze commerciali di Genova e Pisa. Stesso destino toccò ad altre città meridionali, come Napoli, Sorrento e Bari, che, inseritesi nella rete dei traffici con l'Oriente e acquisita autonomia, verranno schiacciate dal centralismo normanno.
Genova e
Pisa, antiche città romane, si affacciano sullo scenario mediterraneo intorno al Mille, quando, alleate, controbattono per mare alle incursioni saracene, spingendosi a occupare la Corsica e la Sardegna e ad attaccare i musulmani in Africa, in Italia, in Spagna. Dopo questa stagione di collaborazione, le due città marinare soppiantarono Amalfi nel primato delle relazioni commerciali con il mondo arabo e contesero a lungo per conquistare il controllo del Mediterraneo centrale e occidentale, disputandosi la Sardegna, la Corsica e il monopolio degli scambi con la Sicilia. Questo conflitto si protrarrà con alterne vicende fino al 1284, quando la flotta genovese annientò le navi pisane nella battaglia della Meloria: la città toscana, già in crisi dal principio del XIII secolo, non si sarebbe più ripresa dal punto di vista commerciale e marinaro.
Venezia nasce come centro urbano dalla occupazione delle isole della laguna veneta, alle quali si era ridotto il ducato bizantino delle Venezie dopo l'invasione longobarda del VII secolo. La città, resasi progressivamente autonoma, pur mantenendo nella suprema magistratura - il doge - memoria del duca bizantino, intorno al Mille riuscì a stabilire il proprio controllo sulla costa dalmata, acquistando così il primato nell'alto Adriatico. Inoltre, facendo leva sulle antiche relazioni con Bisanzio e mettendo al servizio dell'Impero orientale le proprie navi, si assicurò una posizione di assoluto vantaggio nelle relazioni commerciali con i principali empori bizantini, dove i veneziani stabilirono numerose colonie commerciali e godettero di privilegi e esenzioni doganali. Il commercio veneziano si specializzò nello scambio di merci orientali (spezie, seta, cotone) con merci occidentali (schiavi slavi, ferro, legname) e sfruttò abilmente la produzione delle saline comacchiesi, diffusa risalendo il Po in tutta la Val Padana; una produzione manifatturiera tipicamente veneziana, che conobbe grande fortuna, furono i vetri lavorati nelle fornaci di Murano. Venezia ampliò progressivamente la propria presenza nel Mediterraneo orientale: di qui l'inevitabile scontro con i pisani e, soprattutto, i genovesi che farà esplodere un conflitto destinato a protrarsi in più fasi e con alterne vicende lungo tutto il XIII e XIV secolo (
17.5).
Oltre alle città marinare, che costituiscono la più precoce manifestazione del risveglio urbano in Italia, va ricordato che, nel corso dell'XI secolo, sono numerose le città italiane che danno sintomi di crescita: in area padana, per esempio, la potenza di Milano aumenta, ma è vivacemente contrastata da altri centri, come Como, Cremona, Lodi, Novara, Pavia, Asti; in Toscana, Firenze, lungi dall'occupare una posizione di predominio, convive con Pisa, Lucca, Pistoia, Siena, Arezzo, Volterra, S. Gimignano, Cortona con le quali potrà misurarsi da posizioni di forza solo a partire dal XIII secolo, contestualmente al suo sviluppo come centro di produzione tessile e di commercio; nel Veneto, primeggiano Verona, Padova, Treviso; in Piemonte, Asti; in Emilia, fioriscono Bologna, Imola, Faenza, Parma, Modena, Piacenza; in Romagna, Ferrara, Cesena, Rimini e Ravenna.
Nel Nordeuropa, l'area dove prevalente è la ripresa di centri urbani preesistenti fu costituita dalle Fiandre e dalla valle del Reno. In particolare, le città fiamminghe - come Bruges, Gandes, Ypres, Arras, ecc. -, assai attive nei traffici baltici, si specializzeranno nella produzione di tessuti di lana, diventando importantissimi centri manufatturieri e commerciali. Un po' più tardi, tra XII e XIII secolo, una nuova area di intensa urbanizzazione venne a stabilirsi lungo le coste del Baltico, con la fondazione di Lubecca, Danzica e Riga; Lubecca, con Amburgo, capeggerà nel XIII secolo una ampia lega commerciale (Hansa) comprendente molte città baltiche e, fondendosi con l'Hansa orientale di Danzica e Riga, costituirà, alla fine del XIV secolo, la potentissima
Hansa tedesca.
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