10. La rinascita dell'Occidente
10.1 Il popolamento dell'Europa
Agli inizi del XIII secolo il popolamento dell'Europa era caratterizzato da una forte tendenza alla crescita, i cui primi segni avevano cominciato a manifestarsi intorno all'anno Mille. Il numero degli uomini, crollato in seguito alla caduta dell'Impero romano e rimasto a livelli molto bassi durante i primi secoli dell'età medievale, aveva ripreso a salire in misura consistente. Se si esclude il Domesday Book, un catasto fatto compilare nel 1086 dal re d'Inghilterra Guglielmo il Conquistatore (
8.4), non esistevano, in quell'epoca, catasti terrieri, né censimenti generali delle popolazioni; gli studiosi di demografia sono quindi costretti a procedere per via congetturale e a basarsi su dati incompleti e insufficienti. I loro calcoli non esprimono pertanto valori assolutamente certi ma ordini di grandezza più o meno credibili: sembra che tra il 1000 e il 1300 la popolazione della Francia e dell'Italia sia raddoppiata, quella dell'Inghilterra addirittura triplicata. La popolazione dell'Europa occidentale sarebbe passata dai 23 milioni circa dell'anno Mille ai 55 milioni del 1300 (la popolazione odierna di queste regioni supera i 500 milioni). Il paese più popolato era la Francia (circa 16 milioni di abitanti), seguito dalla Germania (12 milioni), dall'Italia (9 milioni), dalla Gran Bretagna (3,5 milioni), dalla Svizzera e dalla Scandinavia (600.000 abitanti).
Il fenomeno della prorompente
crescita demografica verificatasi dopo il Mille è tra i più importanti nell'intera storia europea, ma le sue cause sono oscure. Da decenni gli storici le indagano e cercano di formulare una risposta soddisfacente; essi sono tuttavia lontani dalla possibilità di delineare un quadro che spieghi i tempi e i modi di un processo che, tra l'altro, si manifestò con caratteristiche diverse e in momenti diversi nelle varie regioni. L'incertezza è tale che di volta in volta, nelle ricostruzioni degli storici, gli stessi fenomeni vengono interpretati come cause o come effetti: c'è per esempio chi sostiene che la crescita della popolazione sia stata la causa della crescita economica e chi ritiene, invece, che la crescita economica sia stata la causa di quella della popolazione; e ancora: c'è chi sostiene che il progresso delle tecniche (
10.2) abbia determinato la crescita demografica, ma c'è anche chi sostiene il contrario. In questa situazione è certo più utile stabilire l'intima connessione tra i vari fenomeni piuttosto che andare a caccia della "causa prima". Possiamo dunque affermare che alla base della ripresa ci siano state più cause concomitanti.
Il miglioramento delle condizioni ecologiche, con un clima più mite e più secco, si rivelò certamente propizio alle pratiche agricole, e un effetto analogo ebbe la fine delle invasioni barbariche e del loro pesante carico di distruzione e di morte; lo stesso consolidamento del sistema feudale, accentuando una certa razionalizzazione nell'organizzazione territoriale del potere (
8.3), garantì finalmente una relativa sicurezza nelle campagne. È stata anche notata una forte diminuzione di una pratica in precedenza molto diffusa tra i contadini: l'infanticidio dei neonati di sesso femminile; l'eliminazione delle neonate, dovuta a fattori economici (l'impossibilità di mantenere famiglie numerose) e ideologici (la scarsa considerazione per il sesso femminile e per le sue capacità di lavoro), fu duramente combattuta dalla Chiesa. Ma, tra le cause della ripresa, un ruolo di notevole rilievo dovettero averlo i cambiamenti sopravvenuti nello statuto giuridico della popolazione agricola e, in particolare, dei servi. I servi che prima lavoravano alle dipendenze dirette dei grandi proprietari venivano ora autorizzati, in numero crescente, a installarsi su piccoli e medi poderi perché li coltivassero in una situazione di relativa autonomia, dietro pagamento di canoni in natura o denaro. Questi individui, che prima non possedevano nulla, si ritrovarono nella stessa condizione dei contadini liberi: disponevano di una casa, di una terra, di una moglie. Avevano quindi le condizioni di base per mettere al mondo dei figli, contribuendo in tal modo a quella ripresa della popolazione europea che ha tanto colpito, e giustamente, l'osservazione degli storici.
L'aumento della manodopera, conseguente all'incremento demografico, ebbe come immediata conseguenza la messa a coltura di nuovi territori. Vaste regioni d'Europa che fino all'XI secolo si presentavano come immense foreste, interrotte qua e là da un villaggio e dalla regolare geometria dei campi coltivati, furono rapidamente disboscate: la foresta, aggredita con le accette e col fuoco, arretrò ovunque, in Inghilterra come nella Val Padana, in Germania come in Italia meridionale. Le paludi furono prosciugate con tecniche d'avanguardia nella pianura lombarda e, anche se con risultati meno brillanti, nei territori di Ferrara, Padova, Verona. Un sistema di prosciugamento e d'irrigazione unico al mondo fu costruito dagli arabi in alcune zone della Spagna; gli abitanti delle Fiandre lottarono, invece, contro il mare: innalzarono dighe e procedettero poi al drenaggio e alla desalinizzazione del suolo. Il prezzo della terra salì ovunque: sappiamo che in Normandia, tra il 1200 e il 1300, esso aumentò fino a dieci volte. È questa l'epoca in cui sorgono migliaia di nuovi insediamenti: in Italia li riconosciamo dal tipico termine "villanova". Più che di città, si trattava di centri a volte molto piccoli: duecento, trecento abitazioni sorte in fretta per colonizzare un nuovo territorio. Molti di essi sarebbero scomparsi dal paesaggio con i primi segnali della crisi agraria europea, verso la fine del XIII secolo. Altri avrebbero resistito fino ai giorni nostri, sia mantenendo le dimensioni del villaggio, sia ingrandendosi fino ad acquisire dimensioni di una città.
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