8.6 Il Regno normanno nell'Italia meridionale
A parte i tentativi di Ottone I e Ottone II di estendere il controllo della corona d'Italia al Meridione della penisola (
8.5), questa grande area visse, fino ai primi decenni dell'XI secolo, un'esistenza sostanzialmente separata. Mentre la Sicilia cadeva nelle mani degli arabi nel IX secolo (
8.2), il Mezzogiorno continentale rimase diviso tra i domini bizantini (Puglia e Calabria), una serie di Ducati e Principati (Benevento, Salerno, Capua, Napoli, spesso in guerra tra loro) e alcune città autonome come Amalfi.
Ai primi dell'XI secolo alcune formazioni di mercenari normanni si affacciarono nel Sud in occasione della rivolta antibizantina di Bari (1009). Nel 1030 un capo normanno, Rainulfo Drengot, a compenso dei suoi servigi ottenne in feudo dal duca di Salerno la Contea di Aversa. Questa concessione attirò altre bande normanne, tra le quali si distinse quella degli Altavilla, nobili originari della Normandia. Guglielmo Braccio di Ferro si impadronì della Contea di Melfi nel 1043; suo fratello
Roberto il Guiscardo (l'"Astuto") ampliò ulteriormente i territori melfitani, con uno spirito d'iniziativa tale da preoccupare il pontefice Leone IX (1049-54). Questo papa, che vedremo tra i protagonisti della riforma della Chiesa (
8.7), promosse una spedizione antinormanna, ma a Civita, in Puglia, fu sconfitto e catturato.
Nel 1059 papa Niccolò II (1058-61) sanzionò il successo normanno con l'accordo di Melfi: il Guiscardo ottenne il titolo di duca di Puglia, Calabria e Sicilia, dichiarandosi, nel contempo, vassallo del pontefice. Il titolo attribuito a Roberto il Guiscardo equivaleva a una formale autorizzazione e benedizione papale a spazzare via i residui domini bizantini in Italia, a occupare i Principati indipendenti e ad attaccare la Sicilia musulmana: l'aperto atto di ostilità della Santa Sede nei confronti dell'Impero bizantino era giustificato anche dal definitivo scisma tra Chiesa cattolica occidentale e Chiesa ortodossa orientale (1054), che, nato da una banale disputa di competenze proprio sulle diocesi dell'Italia meridionale, portò a compimento il plurisecolare processo di distacco tra Roma e Costantinopoli.
In poco meno di due decenni il nuovo duca normanno ridusse in suo potere il Mezzogiorno continentale e, sbarcato in Epiro, sconfisse ripetutamente i bizantini, giungendo a minacciare la stessa Costantinopoli (1082). Più difficoltosa fu l'impresa siciliana che, dal 1061 al 1091, impegnò suo fratello,
Ruggero d'Altavilla, il quale si fregiò del titolo di conte di Sicilia. All'inizio del XII secolo
Ruggero II d'Altavilla, figlio del conquistatore della Sicilia, riunificò i due domini normanni e assunse, nel 1130, la corona del Regno di Sicilia, ponendo la sua capitale a Palermo.
Il Regno normanno rappresenta sullo scenario europeo una realtà di notevole importanza. Innanzitutto costituiva una potenza territoriale e militare di proporzioni considerevoli, specie a confronto con la frammentata realtà dell'Italia centrosettentrionale. In secondo luogo, il Regno di Sicilia sperimentò per la prima volta in Europa una organizzazione di tipo centralizzato. Facendo tesoro dell'esperienza e spesso delle strutture ereditate dalle amministrazioni araba e bizantina, i re normanni poggiarono il loro potere su un forte ed efficiente apparato amministrativo, che tendeva a bilanciare l'autonomia dei signori feudali. Da questi ultimi essi si resero indipendenti dal punto di vista militare, esigendo un tributo per il mantenimento dell'esercito regio invece che contingenti di truppe. Ciascuna circoscrizione del Regno era amministrata da un giustiziere, cui spettava la gestione degli affari giudiziari, e da un camerario, che si occupava della riscossione delle imposte - un aspetto particolarmente curato nell'organizzazione statale normanna. Ma nell'organizzazione del dominio normanno c'erano anche alcune inevitabili zone d'ombra: la condizione di asservimento dei contadini fu particolarmente dura; le possibilità di mobilità sociale si ridussero a zero; e, soprattutto, mentre nella parte centrosettentrionale della penisola fioriva il movimento comunale, il centralismo normanno soffocò le autonomie locali delle città, condannandole a svolgere un ruolo marginale. Unica eccezione fu
Palermo, la capitale, che al principio del XII secolo era certamente la più fastosa città d'Europa, straordinario punto d'incontro dell'Occidente cristiano con il mondo arabo e bizantino.
Torna all'indice