6.7 L'ordinamento dell'Impero carolingio
Il centro dell'Impero carolingio era la
corte (palatium), costituita dall'imperatore e dal suo seguito; la sede principale della corte era ad Aquisgrana, ma l'imperatore soggiornò per lunghi periodi anche in altri luoghi dove era particolarmente richiesta la sua presenza; in questo modo egli cercava di cementare la fragile unità dell'Impero e di contrastare le tendenze centrifughe. Nel palatium, secondo un'antica usanza franca, si riunivano periodicamente i grandi dell'Impero, laici ed ecclesiastici; qui venivano elaborate le disposizioni legislative, i capitolari, chiamati così perché costituiti di brevi articoli o "capitoli", emanati dai placiti, le assemblee generali dei grandi. Si nota, in alcuni capitolari, lo sforzo consapevole di unificare la legislazione dell'Impero, dandole un carattere omogeneo e generale; ma questo tentativo non riuscì a prevalere sui particolarismi locali: nel complesso i singoli popoli che componevano la compagine carolingia continuarono a usare leggi e consuetudini proprie.
L'Impero era diviso in circoscrizioni territoriali, le
contee, affidate ai conti, cioè i comites ("compagni") scelti dal sovrano e investiti di funzioni civili e militari. Nelle zone di frontiera furono invece istituite ripartizioni territoriali più ampie, con carattere specificamente militare, le
marche, sottoposte ai marchesi. Il raccordo tra amministrazione centrale e periferica era tenuto da ispettori chiamati missi dominici, che avevano anche il compito di segnalare e reprimere eventuali abusi; i missi venivano nominati generalmente in coppia, un laico e un vescovo; i rappresentanti della Chiesa si trovavano così a svolgere un ruolo di primo piano nell'amministrazione dello Stato carolingio.
Conti e marchesi non ricevevano alcuno stipendio; in compenso dei loro servizi ricevevano delle terre e il diritto di percepire un terzo del reddito prodotto nella regione. L'appoggio dell'aristocrazia franca a Carlomagno era dunque cementato da uno stretto rapporto tra le conquiste del sovrano e i vantaggi economici e politici che ne traevano i suoi sostenitori. L'Impero carolingio non aveva una struttura amministrativa complessa e capillare come quella che era stata dell'Impero romano e che caratterizzava ora l'Impero bizantino o i califfati arabi. I conti, che in tutto l'Impero non erano più di 250, avevano a disposizione solo pochi aiutanti; la stessa organizzazione centrale era alquanto precaria: basti dire che della segreteria di corte si occupavano unicamente i chierici che celebravano le funzioni nella cappella reale.
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