5. Nascita ed espansione dell'Islam
5.1 L'Arabia preislamica
Tra il VI e il VII secolo due grandi potenze si contendevano la supremazia sul Medio Oriente: l'Impero bizantino e l'Impero persiano. Questo antagonismo sfociò in una sorta di guerra permanente, che non arrivò tuttavia a un esito chiaro e definitivo: i bizantini portarono il loro attacco in Mesopotamia, i persiani in Siria e in Egitto. Vittorie alternate a sconfitte, città prese e perdute, incursioni e saccheggi da ambo le parti non sortirono altro effetto che quello di prosciugare uomini e mezzi e di indebolire entrambe le compagini. Troppo impegnati a combattersi, bizantini e persiani non si accorsero che, non lontano da loro, prendeva corpo una terza potenza. Raccontare la nascita di questa terza potenza vuol dire raccontare insieme la nascita di una religione e di un impero, tra i più grandi che siano mai esistiti.
Lo scenario dove comincia questa avventura è la penisola arabica, un immenso territorio di tre milioni di kmq, in massima parte dominato dal deserto. Gli insediamenti nella penisola avevano mantenuto la loro tradizionale suddivisione in due grandi aree geografiche e ambientali. La prima era l'antica Arabia Felix dei romani, vale a dire le regioni dello Yemen e dello Hadramaut: si trattava di terre fertili e ricche d'acqua, grazie soprattutto alle piogge monsoniche e a evoluti sistemi di irrigazione. Qui vivevano popolazioni sedentarie e fioriva un'intensa vita urbana, alimentata principalmente dai traffici tra l'India, la Birmania, l'Africa orientale e le regioni mediterranee e mesopotamiche, e da produzioni locali come quella dei cereali, dell'incenso e delle piante aromatiche. L'organizzazione politica era di tipo monarchico e l'influenza persiana era molto forte. A questa area si contrapponevano le enormi distese desertiche punteggiate di oasi e solcate dai nomadi
beduini, che secondo la tradizione erano gli arabi autoctoni, o "veri arabi".
I beduini vivevano di allevamento, del commercio carovaniero e di razzie. Fieri e bellicosi, erano organizzati in comunità rinsaldate dai vincoli della famiglia e della tribù. Tutti i membri della tribù, considerati uguali tra loro, si riconoscevano nella guida di un capo eletto, assistito da un consiglio. Altro personaggio dotato di grande rilievo nella comunità era il poeta, simbolo vivente delle antiche tradizioni che configuravano l'identità della tribù: spettava a lui, infatti, cantare le glorie remote e recenti della comunità e compiere alcuni importanti riti religiosi. Tra i beduini, la proprietà privata aveva margini assai ridotti e tanto gli animali che i pascoli erano considerati beni collettivi (p. 90).
Anche se non mancavano zone segnate da influenze ebraiche (soprattutto nello Yemen e lungo le vie carovaniere) e cristiane (principalmente nelle regioni settentrionali), in Arabia erano molto diffusi culti politeistici. Primeggiavano i culti degli alberi e delle pietre sacre, ma si veneravano anche divinità come la dea del Sole, Venere, la dea del Destino, e soprattutto
Allah (il Dio), la divinità suprema. I luoghi di culto erano spesso considerati zone di asilo e vi si svolgevano pellegrinaggi. I più importanti di questi pellegrinaggi avevano come meta la
Mecca.
La Mecca era una delle più importanti città dell'Arabia. Situata in un crocevia di piste lungo la principale via carovaniera, che collegava lo Yemen a Gaza, essa era un luogo brulicante di uomini, di merci, di culti. L'importanza dei traffici meccani era aumentata in conseguenza del declino dei trasporti marittimi attraverso il Mar Rosso e delle vie carovaniere dell'Eufrate, declino provocato dal conflitto tra persiani e bizantini. In questa città, controllata dalla tribù dei quraish, le carovane si rifornivano di acqua, si tenevano mercati, i pellegrini si recavano in preghiera presso i numerosi santuari che vi sorgevano.
Il principale di questi santuari, famoso e celebrato in tutta la penisola arabica, era la Kaaba: si credeva che il suo edificio cubico (Kaaba vuol dire precisamente "cubo") fosse stato costruito da Abramo e da suo figlio Ismaele per custodire la Pietra Nera portata dall'arcangelo Gabriele.
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